domenica 25 febbraio 2007

PERCEPTIVE PIXEL

Remapping the Universe
In this video, Jeff Han and Phil Davidson demonstrate how a multi-touch driven computer screen will change the way we work and play.

http://www.fastcompany.com/video/general/perceptivepixel.html?bcpid=271543545&bctid=422563006

martedì 6 febbraio 2007

Immaginazione al potere/Il potere dell'immaginazione

Nel nostro cervello esisterebbe una sorta di 'sfera di cristallo' per vedere e immaginare il futuro e fare, così, valutazioni a lungo termine. Secondo quanto riferito sulla rivista The Proceedings of the National Academy of Sciences, infatti, per costruirci immagini mentali di eventi futuri attiviamo nel nostro cervello un set di zone specifiche (corteccia premotoria laterale sinistra e parte del cervelletto) legate a compiti di pianificazione ed esecuzione motoria.

Allo stesso tempo, spiega Karl Szpunar del Department of Psychology presso la Washington University con sede a St. Louis, altre regioni cerebrali ( la corteccia occipitale sinistra e la cingolata bilaterale) si attivano mentre pensiamo al futuro per creare, sulla base di luoghi a noi già noti, la scenografia degli eventi futuri che stiamo immaginando.

Prefigurarsi nella mente eventi futuri che ci riguardano è una prerogativa esclusivamente umana importantissima, affermano gli esperti, perché ci permette di ponderare e decidere il 'da farsi' sulla base delle possibili conseguenze del nostro agire. Insomma, poter creare l'immagine mentale di eventi futuri che ci riguardino in prima persona è un utile 'timone' che ci guida nel nostro agire quotidiano.

Finora, però, rimaneva un mistero quali 'sfere di cristallo' il nostro cervello consultasse per darci un'immagine mentale del futuro. Gli esperti Usa hanno svelato l'arcano coinvolgendo un gruppo di individui ai quali hanno chiesto di immaginare un evento futuro che li riguardasse in prima persona, per esempio il loro prossimo compleanno, o uno che riguardasse un loro caro, oppure ancora di ricordare un fatto del passato.

Durante questi 'esercizi mentali' gli esperti hanno esaminato l'attività cerebrale dei volontari con la risonanza magnetica nucleare.

Questa ha permesso di localizzare la 'sfera di cristallo' del cervello in un set di aree corticali distinte: la corteccia premotoria laterale sinistra e una parte del cervelletto sono principalmente attivate quando i volontari immaginano un evento futuro che li riguardi in prima persona, un po' come avviene quando immaginiamo o simuliamo mentalmente dei movimenti. Per rendere più realistica l'immagine mentale del nostro futuro, inoltre, spiega Szpunar, il cervello è in grado di ricreare i luoghi dove quell'evento si verificherà, sulla base di informazioni spaziali catalogate nella nostra memoria.

A tale scopo si attivano aree come la corteccia occipitale sinistra e quella cingolata bilaterale, già note per essere legate alla formulazione di contesti visuospaziali. Benché siano i primi dati disponibili sui circuiti neurali dove si colloca la nostra abilità di 'prevedere il futuro', conclude Szpunar, quelli offerti da questo studio rappresentano le prime prove empiriche che nel cervello esiste un sofisticato sistema per creare immagini mentali del nostro futuro e permetterci di pensare ad esso.

Un po' di ginnastica mentale?

Consultare il sito del Dott. Gaetano Conforto

venerdì 2 febbraio 2007

Figli delle stelle: molecole organiche spaziali e l'inizio della vita sulla Terra


Lo scorso 3 dicembre, ricercatori NASA del Johnson Space Center avevano trovato materiali organici formatisi nelle regioni più distanti del Sistema Solare primitivo preservati nei frammenti di un meteorite, la nota condrite carbonacea rinvenuta nel Lago Tagish, in Canada, un raro tipo di meteorite molto ricco di composti organici. I materiali organici ritrovati sui meteoriti costituiscono una materia di grande interesse scientifico, poiché si sono formati all'alba del nostro Sistema Solare e potrebbero aver “inseminato” la Terra con i blocchi costituenti necessari all'origine della vita. I frammenti ritrovati nel 2000 nel Lago Tagish sono ancor più interessanti poiché sono rimasti in uno stato congelato, che ha minimizzato le contaminazioni terrestri. In un articolo pubblicato sul numero di Science di Dicembre, il team guidato dalla scienziata spaziale della NASA Keiko Nakamura, riporta che sono stati scoperti nuovi globuli organici, dopo una ricerca durata sei anni. Ha detto la Nakamura: “All'interno del meteorite sono presenti numerose cavità submillimetriche le cui pareti sono composte da materiale organico. Simili oggetti vennero già osservati in altre meteoriti, ma si era sempre pensato che si fosse in presenza di contaminazioni terrestri. Poiché abbiamo raccolto i frammenti del meteorite subito dopo la caduta, in questo caso abbiamo la certezza che provengono dallo spazio”.
È stato molto difficile studiare queste microscopiche sfere di materiale organico, con un diametro inferiore ad un 250 millesimo di millimetro. Solo nel 2005, grazie a due potenti strumenti nanotecnologici e ad un microscopio elettronico a trasmissione installati al Johnson Space Center, è stato possibile indagarne i segreti: prima osservando dettagliatamente le informazioni sulla struttura e la chimica, poi analizzando la composizione isotopica con il nuovo spettrometro di massa Cameca NanoSIMS, il primo in grado di fare misurazioni su oggetti così piccoli.
Si è scoperto così che i globuli organici possiedono inusuali concentrazioni di particolari atomi di idrogeno e azoto, di sicura origine extraterrestre.
Mike Zolensky, coautore della ricerca, ha dichiarato: “La composizione ci dice che si sono formati a circa 260 gradi centigradi sottozero, nelle fredde nubi di polveri e gas presenti prima della nascita del Sole”. Se è vero, come ipotizzato, che questo genere di meteoriti precipitò in abbondanza sulla Terra, il nostro pianeta potrebbe essere stato seminato ovunque da simili sostanze organiche, all'origine della vita sulla Terra.
Secondo un'altra teoria, sviluppata dal Dr. Henrik Svensmark, del Danish National Space Center, la nascita della vita sulla Terra potrebbe essere stata influenzata anche dalle radiazioni cosmiche, le “pallottole atomiche” che piovono sulla Terra dalle stelle esplose, che sono molto intense durante i “baby-boom” galattici.
Svensmark ha confrontato i sedimenti di carbonio-13 con i periodi di formazione degli astri nella nostra galassia (studiando il carbonio-13 presente nelle rocce, si possono individuare e datare i momenti di massimo sviluppo della vita sulla Terra).
Il ricercatore ha notato che questi periodi coincidono con quelli del “baby boom” stellare, l'epoca (circa 2,4 miliardi di anni fa) in cui nella Via Lattea aumentò significatamente la nascita di nuovi astri.
La scoperta di questo collegamento con la variabilità della biosfera, secondo il Dr. Svensmark: “offre una nuova prospettiva allo studio delle connessioni tra l'evoluzione della Via Lattea e l'intera storia della vita degli ultimi 4 miliardi di anni”.
Altre scoperte interessanti sono giunte dalla sonda europea Huygens dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA), ad un anno e mezzo dalla sua spettacolare discesa sulla più grande luna di Saturno, Titano.
Dalle ultime analisi fatte dalle Università del Colorado e dell'Arizona, pubblicate sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, lo scorso novembre, è risultato che l'atmosfera di Titano è molto simile a quella che esisteva sulla Terra primitiva, un ambiente ideale per la formazione di molecole organiche alla base della vita. “Una delle caratteristiche più suggestive di Titano - scrivono i ricercatori - è lo strato sottile e indistinto di aerosol organici, che deriva dalla reazione chimica tra il metano e le molecole di azoto, indotta nell'alta atmosfera dai raggi ultravioletti”.
Obiettivo della ricerca, coordinata da Margaret Tolbert, del laboratorio di Fisica dell'Atmosfera dell'Università del Colorado, è stato individuare la composizione esatta delle particelle. In laboratorio, i ricercatori hanno riprodotto atmosfere dalla composizione diversa e hanno osservato le reazioni chimiche scatenate dall'azione dei raggi ultravioletti. Scoprendo che la combinazione di metano e azoto può produrre molti tipo di idrocarburi, compresi composti aromatici come il benzene. Le sostanze risultato delle reazioni sono state quindi confrontate con quelle osservate dagli strumenti della sonda Huygens.
Quindi, i ricercatori hanno ripetuto gli esperimenti con i tipi di atmosfera più simili a quella della Terra primordiale, composta prevalentemente da metano e anidride carbonica.
Sotto queste condizioni è stata prodotta una miscela di composti fra i quali aldeidi ed eteri. I ricercatori hanno quindi calcolato che la Terra potrebbe avere prodotto oltre cento trilioni di grammi di aerosol organico ogni anno, e che questo sia stato fondamentale per la formazione di materiale organico sulla superficie terrestre.
Secondo Alexander Pavlov, della University of Arizona, co-autore dello studio, questo strato formatosi sopra la Terra potrebbe aver protetto la formazione di organismi viventi dall'azione dei raggi ultravioletti, aiutando anche la regolazione del clima, e aver contribuito al deposito di carbone organico in alcune delle rocce più antiche del pianeta (il carbone organico è ritenuto dagli scienziati essere di origine biologica, ndr). “È molto eccitante scoprire come gli esperimenti della Terra primordiale abbiano prodotto così tanta materia organica”, ha detto Carl Pilcher, direttore dell'Astrobiology Institute della NASA, “e contribuito attivamente alla formazione e al sostenimento della vita”. Allo studio, finanziato dall'Astrobiology Institute e dall'Exobiology Program della Solar System Exploration Division della NASA, hanno partecipato anche Owen Toon, H. Langley Dewitt e Jose Jimenez del CIRES, Christopher McKay del NASA Ames Research Center.

giovedì 1 febbraio 2007

La panspermia



Fonte:www.ecplanet.ch

La Panspermia è la teoria secondo la quale la vita sulla Terra sarebbe arrivata dallo spazio. Secondo questa teoria i semi della vita viaggiano all'interno di comete o meteoriti diffondendosi fra i pianeti. Di qui il termine panspermia ossia "semi dappertutto". Fino a circa 3,8 miliardi di anni fa la Terra, come gli altri corpi celesti, venne bombardata da una pioggia di meteoriti e di asteroidi.

Secondo la teoria della panspermia, sopravvissero solo gli organismi abituati alle alte temperature. Da questi batteri "termofili" discenderebbe tutta la vita che oggi popola il nostro pianeta. L'ipotesi della panspermia già abbandonata in passato è tornata in auge dopo la scoperta, alcuni anni fa, del famoso meteorite proveniente da Marte e ritrovato in Antartide, con impronte simili a quelle fossili lasciate da alcuni batteri in altre rocce terrestri.
Alcuni scienziati indiani hanno voluto rispondere ad alcune domande interessanti: fino a quale quota si estende la biosfera? Ci sono microrganismi che vivono fino a 40 chilometri di quota? Il progetto atto a rispondere a queste domande è stato organizzato da vari istituti ed è stato diretto da Jayant Narlikar, della Inter University Centre for Astronomy and Astrophysics di Pune. Nel 2002 è stato inviato un pallone tra i 20 e i 41 chilometri di altezza per raccogliere alcuni campioni sterili nella stratosfera; i campioni sono stati analizzati da Chandra Wickramasinghe dell'Università di Cardiff. L'analisi dei campioni sterili ha permesso di individuare due tipi di batteri e un fungo anche alle quote più alte.
Si stima che la quantità di materiale biologico che cade sulla Terra sia di circa una tonnellata di microrganismi al giorno.
E' stato impossibile far crescere in laboratorio i batteri raccolti nella stratosfera, che sono risultati molto simili ad altri che vivono sulla superficie. Gli scienziati non hanno ritenuti validi questi risultati ritenendo possibile una contaminazione nel momento in cui i campioni sono stati riportati sulla superficie. I risultati della ricerca sono stati pubblicati dalla rivista "FEMS Letters".
Ma nel 2004 la sonda della Nasa Stardust nella polvere della cometa 81P/Wild 2 ci sono anche molecole organiche note come “ammine”.
La polvere è stata raccolta attraverso un particolare strumento fatto di aerogel,un materiale a bassissima densità, per il 99,5% costituito da aria ed in grado di intercettare le polveri e portarle all'interno della sonda.
Gli studi sulla struttura mineralogica della cometa, in particolare la composizione dei silicati, fanno supporre che le molecole potrebbero essere finite nelle regioni più esterne del Sistema Solare, dove la temperatura è più fredda e dove sono nate le comete, per effetto di una qualche potente esplosione solare o di un flusso di particelle diretto verso l'esterno.
“Le ammine sono i mattoni per costruire le prime forme biotiche”, ha sottolineato la Rotundi, “ma solo con analisi successive sapremo se si tratta delle molecole che hanno dato origine alla vita sulla Terra”.
Secondo una teoria “panspermica”, sarebbe stato proprio un bombardamento di comete avvenuto circa 3,8 miliardi di anni fa a far scoccare la scintilla della vita sul nostro pianeta.

Istituzioni scientifiche citate nell'articolo:


Inter University Centre for Astronomy and Astrophysics

http://www.iucaa.ernet.in/

Cardiff University
http://www.cardiff.ac.uk/

Per approfondire:

http://www.astrobiology.cf.ac.uk/spie.html