sabato 23 giugno 2007

Il Pilota automatico del cervello

di: Johann Rossi Mason
Se facciamo un calcolo aritmetico il cervello non ha bisogno di ripassare le tabelline, quando guidiamo la macchina non dobbiamo pensare ogni volta a cambiare la marcia o ad usare un pedale, compiamo infatti molte azioni in maniera automatica, per risparmiare risorse ed energie mentali.
Quella del ‘pilota automatico’ è infatti una peculiarità del cervello, che costruisce un repertorio di risposte ai problemi che già conosce, quelli che incontra con maggiore frequenza, per risparmiare tempo e fatica.
Dal punto di vista anatomico nuovi studi dimostrano che la corteccia è in grado di rispondere in modo appropriato e automatico a stimoli successivi a compiti ripetitivi. Pubblicato da Nature, lo studio di Ian Dobbins della Duke University (insieme a David Schnyer e Mieke Verfaellie della Boston University School of Medicine e Daniel Scacter della Harvard University) ha cercato di distinguere tra due differenti teorie di come la corteccia cerebrale risponda a questi stimoli.
Entrambe le teorie cercano di comprendere come si verifica il fenomeno della ripetizione: infatti quando alle persone viene chiesto di fare una classificazione, la performance migliora tante più volte viene ripetuto il compito.
Applicando particolari tecniche di visualizzazione del cervello (la Risonanza Magnetica Funzionale, FMRi) si è evidenziato che durante questi compiti il cervello mostra una attività ridotta, chiamata ‘neural priming’, ossia ‘innesco neuronale’ un meccanismo che consente di migliorare la performance quando il compito viene appreso.
La teoria più popolare sul ‘neural priming’ sostiene che la riduzione dell’attività corticale sia dovuta ad una sintonizzazione da parte della corteccia dell’informazione sugli ‘oggetti’ coinvolti nel compito e più ne conosce la funzione più tende ad utilizzare solo le informazione necessarie a svolgere il compiti, tenendo da parte i dettagli.
La novità evidenziata dagli scienziati della Duke è che questo si verifica anche in soggetti colpiti da amnesia.

Ciò indicherebbe che esistono sistemi separati, stagni, di memoria che funzionano in modo indipendente e che quindi, se una parte della memoria continua a funzionare, altri ‘settori’ possono rimanere efficienti.
Istituzione scientifica citata nell'articolo: Duke University

mercoledì 20 giugno 2007

Onde cerebrali e Stati di Coscienza


Esse sono:
1) Onde Alfa (mente subcosciente)
2 ) Onde Beta ( mente cosciente )
3) Onde Delta (centro di Potere psichico)
4 ) Onde Theta ( potere psichico )
5 ) Onde Gamma ( Potere psichico profondo )

1. Le onde alfa
Le Onda Alfa provengono dal subcosciente a hanno una frequenza che va da 8 a 13 cicli al secondo. Esse possiedono un voltaggio di 50 microvolts. Nascono principalmente nelle parti superiori del cervello, cioè regione della memoria (il subcosciente è basato sulla memoria).
Esse si producono nel cervello durante un sonno leggero o durante uno stato di narcosi, o quando gli occhi sono chiusi.
Nascono cioè in uno stato mentale nel quale il subcosciente assume il controllo sul cervello.
Le Onde Alfa sono annullate quanto l'individuo riceve stimoli visivi o dopo sforzi mentali o in altri stati nei quali la mente cosciente è impiegata attivamente.
Esse spariscono dunque quando gli occhi sono aperti.
Ciononostante, se il campo visuale è uniforme, o se portate degli occhiali che si appannano e nascondono ciò che osservate di significativo, le onde Alfa non sono annullate.
Ma se fate il minimo tentativo per distinguere un dettaglio qualsiasi nel campo visivo, e quindi usate attivamente la mente cosciente, le onde Alfa si dileguano.
Le onde Alfa spariscono durante il sonno e sono sostituite da strepiti intermittenti di basso voltaggio e di alta frequenza chiamati «fissi di sonno».
E ciò perché, durante il sonno non è realmente il subcosciente che assicura il controllo ma l'inconscio.
2. Le onde beta
Le onde Beta nascono nella mente cosciente. Esse hanno una frequenza da 15 a 60 cicli al secondo. Il voltaggio è più basso di quello delle onde Alfa e va da 5 a 10 microvolts. Esse nascono principalmente nei centri dei sensi e dei muscoli del cervello che la mente cosciente governa. Hanno una frequenza da 20 a 25 cicli al secondo. Non sono inibite dall'apertura o dalla chiusura degli occhi perché voi siete coscienti quando sono presenti.
3. Le onde delta
Le onde Delta nascono nel centro del Potere psichico. Hanno una frequenza da 1 a 15 cicli al secondo. Pertanto il loro voltaggio è molto elevato, da 20 a 200 microvolts e quindi le onde cerebrali del potere psichico sono molto potenti.
Esse hanno origine nella Zona del Silenzio del cervello che emette onde al ritmo che va da 3 a 8 al secondo.
Le onde Delta sono quindi indiscutibilmente le onde del Centro di potere psichico.
Raramente posson esser registrate sull'adulto medio quando è sveglio, ma appaiono normalmente quando dorme.
Ciò avviene perché è durante il sonno che l'adulto utilizza abitualmente una porzione considerevole dei suoi poteri psichici o esperienze.
Quando le onde Delta vengono registrate da un adulto sveglio, vuol dire che soffre d'una depressione mentale, di una depressione di coscienza provocata da tossici, da un tumore al cervello o da epilessia.
Un simile stato significa realmente che la sua mente non si controlla completamente, e che è sotto il controllo di qualche altro influsso mentale misterioso dal potenziale elettrico stupefacente.
Le onde Delta non sono inibite dagli occhi chiusi o aperti e ciò indica che il centro di potere psichico può funzionare sia da svegli che da addormentati.
Poiché le onde Alfa si producono solamente durante la sonnolenza, se le onde Delta le soppiantano in quello stato, ciò significa che il Centro del potere psichico ha il controllo della situazione e che il subcosciente è «nel sonno».

4. Le onde theta
Le onde Theta sono comunemente nella regione delle tempie.
Esse hanno una frequenza che va da 4 a 17 cicli al secondo. Poiché la regione delle tempie fa parte del Centro del Potere psichico, le onde Delta e Theta sono onde del potere psichico.
5. Le onde gamma
Le onde Gamma sono quelle dei profondi poteri psichici, come quelle del medium in «trance». Esse hanno una frequenza di 14 cicli al secondo.

La quantità di elettricità che è possibile essere registrata nel cervello varia con la intensità dello stato di coscienza.

In uno stato di leggero sonno appaiono le onde Delta.
Le onde Alfa permangono, ma vengono sovrapposte dalle frequenze più lente delle onde Delta.
Nel sonno profondo le onde Alfa spariscono completamente e vengono sostituite dalle Delta (specialmente durante l'ipnosi).
Il centro del potere psichico ha allora il completo controllo del cervello.
In qualche occasione la frequenza Delta è pure sostituita da una frequenza più rapida, le onde Gamma.

RIASSUMENDO:
1. Le onde Alfa sono l'elettricità nervosa del subcosciente, cioè l'elettricità nervosa della personalità subconscia. 2. Le onde Beta sono l'elettricità nervosa della mente cosciente, cioè delle regioni dei sensi e dei muscoli del cer- vello. Esse sono anche l'elettricità nervosa della personalità conscia. 3. Le onde Delta così come le Theta sono l'elettricità nervosa del Centro di potere psichico, o della vostra personalità inconscia. 4. Le onde Gamma che sono rarissime, sono l'elettricità nervosa della personalità totalmente inconscia.
Sono le onde cerebrali del medium in «trance», e provengono dal Potere psichico.

giovedì 14 giugno 2007

MATEMATICA/MENTE


Risolto il paradosso dei gemelli di Einstein

16 Feb 2007

Uno dei più famosi paradossi di Einstein è quello che riguarda i gemelli: si suppone che vi siano due gemelli, uno dei quali resti sul pianeta Terra e l’altro navighi nello spazio ad una velocità che si approssima sempre più a quella della luce; se la velocità dell’astronave aumenta, il valore del tempo sull’astronave deve diminuire, ovvero, l’orologio biologico del gemello nello spazio rispetto a quello rimasto sulla Terra, gira più lentamente.


Se così fosse il gemello che ritorna dal viaggio spaziale trova il fratello molto più invecchiato rispetto lui. Finora questo paradosso è stato una vera e propria sfida alla ricerca per individuare un modello concettuale che, pur sembrando per molti aspetti logico, se applicato rigorosamente diviene irrazionale. Il paradosso consiste nel fatto che visto dalla Terra è il tempo del gemello nello spazio ad essere rallentato e quindi al suo rientro sulla Terra dovrebbe trovare il gemello più invecchiato.



Dal punto di vista dell’astronave, invece, è la Terra che si sta muovendo e quindi il gemello sulla Terra dovrebbe essere più giovane.


I due gemelli, quindi, possono essere più giovani o più vecchi l’uno rispetto all’altro a seconda del punto di osservazione.


Da qui nasce l’appellativo di paradosso, almeno fino ad oggi. E’ infatti di questi giorni la notizia che il professore Subhash Kak, dell’Università della Lousiana, ha finalmente risolto il paradosso. ”Se il gemello a bordo della nave spaziale si recasse sulla stella più vicina al nostro pianeta, distante 4.45 anni luce viaggiando all’86% della velocità della luce, rientrando sul pianeta Terra sarebbe invecchiato di 5 anni mentre il gemello rimasto a terra sarebbe invecchiato più di 10 anni!”, ha dichiarato il professore Kak. I risultati della ricerca di Kak sono stati pubblicati online sull’International Journal of Theoretical Science.


Kak ha commentato: “Ho risolto il paradosso studiando un nuovo principio del relativismo, secondo il quale un corpo in movimento non è da relazionarsi rispetto ad un altro corpo uguale (così come nel caso dei gemelli) ma rispetto alle stelle più vicine ad esso”.


http://appl003.lsu.edu/unv002.nsf/9faf000d8eb58d4986256abe00720a51/d9d322b95c639fac86257282007a0845?OpenDocument

lunedì 11 giugno 2007

Il matrimonio divino


"Vi sono forze meravigliose e stupefacenti dentro di noi. "

S. Francesco d'Assisi

"Dietro l'esistenza di ogni materia c'è una mente conscia e intelligente – tale mente è la matrice di tutta la materia"

Max Planck, “padre” dei quantum



Aldilà della nostra percezione ordinaria del mondo c'è una presenza, o forza, che è al contempo misteriosa e confortante.

Ne parliamo.

La sentiamo.

Ci crediamo e la preghiamo, forse senza neanche capire bene cosa sia di preciso !

Una serie di pionieristici esperimenti, nell'ultima decade del Ventesimo Secolo, hanno svelato la sensazionale ed incontestabile esistenza di una forma di energia mai riconosciuta in precedenza, una Matrix Divina, che sembra collegare ogni membro della nostra famiglia globale, il creato e gli eventi della nostra vita, in un modo assolutamente inatteso e possente.
Dal successo o fallimento delle nostre carriere e relazioni, alla salute della famiglia fino alla pace del mondo, questi studi mettono insieme un un tale corpo di prove da suggerire che noi tutti si possa attivamente partecipare al risultato degli eventi personali, ma anche globali, delle nostre vite.

Attraverso documentazioni dei principali istituti di ricerca, gli esperimenti vanno a scuotere le fondamenta della scienza tradizionale testimoniando che:

- Tutta l'intera creazione è immersa e connessa da un campo di sottile energia.

- Noi “parliamo” direttamente a questo campo attraverso le emozioni, le convinzioni e la preghiera.

- Tramite questo campo noi partecipiamo alla guarigione dei nostri corpi, alla pace nelle nostre famiglie, comunità e nazioni.

Le antiche tradizioni erano a conoscenza del fatto che questa presenza esiste, chiamandola in svariati modi, da Rete della Creazione a Spirito di Dio.

E sapevano anche come applicarla alla propria vita.

Con le parole dei loro tempi, quelle tradizioni hanno lasciato istruzioni dettagliate alle genti del futuro, per descrivere come potremmo usare questa forza invisibile per curare i nostri corpi e le nostre relazioni, e portare pace nel mondo: sono tutte cose che fanno parte della stessa forza.


Oggi, noi sappiamo che il linguaggio che collega le tre cose è divenuta una “perduta” modalità di preghiera.

Tuttavia, diversamente dalle preghiere tradizionali che possiamo aver usato in passato, questa tecnica di preghiera non ha parole.

Si basa sul linguaggio silenzioso dell'emozione umana.

Ci invita a sentire gratitudine ed apprezzamento, come se le nostre preghiere fossero già state esaudite.

Tramite questa qualità del sentire, gli antichi erano convinti che si abbia diretto accesso al potere della creazione: lo Spirito di Dio.

Nel 20mo secolo, la scienza moderna ha ri-scoperto lo spirito di Dio nelle vesti di un campo d’energia, che è diversa da qualsiasi altra forma di energia.

Sembra essere ovunque, sempre, e che sia sempre esistita dall'inizio dei tempi.

Ed esattamente come asserivano gli antichi, il Campo risponde alle emozioni umane !

Indipendentemente da come lo chiamiamo o la scienza oppure la religione lo definiscano, è chiaro che c'è qualcosa là fuori – una forza, un campo, una presenza – che è un “grande magnete”, che ci sospinge costantemente l'uno verso l’altro e collegandoci tutto ad un potere superiore. Sapendo che questa forza esiste, ha a questo punto un’importanza enorme divenire capaci di comunicare con essa, in un modo che sia significativo ed utile per la nostra vita.

Infine, potremmo scoprire che lo stesso potere in grado di guarire le nostre ferite più profonde e che crea la pace tra le nazioni, contiene la chiave per la sopravvivenza stessa della nostra specie.

giovedì 7 giugno 2007

L'altruismo, un'arma vincente:PAROLA DI PIPISTRELLO VAMPIRO



a cura del CNR

Emerge da uno studio condotto dall’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr sui pipistrelli vampiri, maestri in questa strategia nel gruppo
C’è chi si immola per la patria o per un causa religiosa, chi rischia la propria vita per salvarne un’altra o fa piccole azioni per aiutare il prossimo.

Di esempi di altruismo sono piene le cronache.
Ma quali sono le cause che spingono l’uomo a fare il bene degli altri senza tener conto di se stesso?

Una spiegazione ci viene offerta dal mondo animale. In particolare, dai pipistrelli vampiri, brutti sì, ma generosi.

Anche con individui con i quali non sono imparentati.


A studiarne “la condotta” altruistica è stato un gruppo di ricercatori dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr che, attraverso la simulazione su computer, ha formulato nuove ipotesi su tale dinamica relazionale.

“L'obiettivo dello studio” spiega Mario Paolucci dell'Istc del Cnr “è capire uno dei tanti aspetti di questa attitudine umana, partendo da un livello di scala inferiore e meno complesso, quello degli animali.

L’altruismo appare in contrasto con la teoria dell'evoluzione, secondo la quale sopravvive il più adatto; mentre avvantaggiando gli altri, l’altruista dovrebbe soccombere. Ciononostante, l’altruismo è diffuso tra gli animali.
Come mai?


La nostra ricerca dimostra che questo comportamento può essere una strategia vincente.


È quel che succede fra i vampiri, grazie alla loro organizzazione sociale caratterizzata da gruppi di 20-40 individui.

Se uno di loro per tre giorni di seguito non trova cibo rischia di morire.


A quel punto interviene il pipistrello “altruista” che gli dona, rigurgitandolo, parte del sangue di cui si è alimentato, riducendo il beneficio di una nottata di caccia.

Ma nella comunità vi sono anche dei parassiti che non soccorrono il prossimo in pericolo di vita.
I “bari” costituiscono una minaccia per il gruppo e per se stessi; sfruttano all’osso gli altruisti, poi, non trovando più vittime da spolpare, muoiono essi stessi
La specie dunque era destinata ad estinguersi, ma ciò non è avvenuto.

Dalle nostre simulazioni si è visto che gli altruisti sono protetti dalle pareti dei nidi che si formano quando gli individui si riproducono e si separano.


Quei pochi nidi di soli altruisti che per caso si formeranno, conquisteranno l’intera popolazione, garantendone la sopravvivenza e la riproduzione.





Tale risultato porta acqua al mulino della teoria della selezione di gruppo, demolita negli anni Sessanta da quella che considerava la reciprocità come unica spiegazione ammissibile dell’altruismo.”


“L’altruismo” conclude Rosaria Conte dell’Istc-Cnr “può essere una strategia vincente anche in grandi comunità, purché gli individui siano dotati di una certa intelligenza.


Se gli individui agiscono in base ai loro scopi-che variano sia in senso altruistico che egoistico- osservando gli effetti su di sé delle azioni altrui, l’altruismo sopravvivrà e si diffonderà di più dell’egoismo, perché fa più proseliti.

I “bari”, che rifiutano l’aiuto anche a chi, come nel caso dei vampiri, è in fin di vita, vengono imitati più raramente.

E sono proprio le forme estreme e vulnerabili di altruismo, come il martirio, ad avere il maggior numero di seguaci.


Il proselitismo degli altruisti rende relativamente inoffensivo il comportamento parassitario e truffaldino anche senza l’aiuto delle anguste pareti del nido, e permette quindi la formazione di comunità più ampie di quanto non accada fra i pipistrelli.



Ecco perché gesti eroici, martirio, ecc. si diffondono in ondate epocali.

Di per sé l’altruismo rafforza il gruppo, a condizione che questo si isoli.
Ma è l’altruismo intelligente che consente alla nostra specie di organizzarsi in gruppi sempre più vasti, - forse anche nella grande rete internet - senza isolarsi, ma supportando i nuovi arrivati e neutralizzando i bari con la forza dei suoi argomenti”.








I meccanismi dell'empatia



di: Johann Rossi Mason


Si soffre anche per il dolore fisico degli altri: è l'empatia. L'empatia è la capacità di mettersi nei panni degli altri e condividerne gli stati d'animo. Se sino ad oggi si credeva che interessasse solo i sentimenti e le emozioni oggi alcune ricerche hanno evidenziato che la capacità di apprezzare il dolore fisico degli altri è elaborata dalle stesse aree del cervello che noi usiamo per vivere il dolore che percepiamo personalmente.

Quando giunge uno stimolo doloroso, i segnali viaggiano come una scarica elettrica sino al cervello.

Lo stimolo doloroso viene poi tradotto in una risposta che è sia fisica che emozionale. L'esperimento realizzato dal gruppo di Neuroscienze dell'University College di Londra, diretto da Tania Singer, aveva lo scopo di valutare se ci fossero delle aree del cervello stimolate nella percezione del dolore altrui che fossero sovrapponibili a quelle che si attivano quando è la persona stessa che prova dolore.

Una esperienza che molte madri conoscono bene: quando il figlio è malato o prova un disagio la sensazione dolorosa è altrettanto intensa per loro stesse.

Un gruppo di 16 donne ha ricevuto una scarica elettrica di moderata intensità mentre veniva sottoposta alla Risonanza Megnetica Funzionale (FMRi): l’esame mostrava che nel cervello si attivavano risposte sia nelle aree sensoriali che in quelle emozionali.

La fase successiva dell'esperimento prevedeva che le stesse donne assistessero alla somministrazione di uno stimolo doloroso al loro partner, ma non potessero vederne il viso, in modo che non fossero influenzate dall'espressione sofferente e fosse eliminato il disagio emozionale che deriva dall'assistere al dolore altrui.

Il risultato è stato che le aree del cervello sollecitate dalla seconda parte dell'esperimento erano le stesse di quando il dolore era subito personalmente. “Lo studio ha evidenziato – spiega Tania Singer – che quando assistiamo al dolore di un'altra persona siamo coinvolti dal punto di vista psicobiologico in meccanismi sovrapponibili ma che l'assenza dello stimolo fisico differenzia solo la risposta legata ai recettori sensoriali”.

La valutazione della risposta emozionale ha mostrato che esiste un rapporto diretto tra l'intensità del legame affettivo e la risposta cerebrale.

Aggiunge Uta Frith, biologa cognitivista che lavora nella stessa università: “per quanto l'esperimento non sia stato completato sugli uomini o su persone che non sono coppie, a mio parere i risultati non cambierebbero. Anche se, ad esempio gli psicopatici, non presenterebbero a mio parere alcuna risposta emozionale perché non sono in grado di provare empatia”. Secondo la Singer la risposta ‘empatica’ ci rende capaci di forgiare rapporti affettivi come quello madre-figlio con funzioni evolutive perché l'empatia ci permette di comprendere profondamente, facendoci sentire coinvolti, sentimenti come dolore, gioia, rabbia.


Istituzione scientifica citata nell'articolo: University College London

domenica 3 giugno 2007

Coscienza collettiva


di: Alessio Mannucci



Il termine sanscrito “Mantra” può essere inteso anche come meditazione, come invito a riflettere sul divenire e sulla cessazione del divenire, a mettere completamente da parte ogni egoismo.

Grazyna Gosar e Franz Bludorf nel libro “Vernetzte Intelligenz” riportano anche alcune fonti secondo le quali gli uomini, quando erano come gli animali, collegati alla coscienza di gruppo, avrebbero agito come gruppo. Per sviluppare e vivere la propria individualità, per sviluppare il senso dell'Io, tuttavia, avrebbero abbandonato e dimenticato quasi completamente l'ipercomunicazione.

Ora i tempi sarebbero maturi per creare una nuova forma di coscienza collettiva.

In questa visione olistica e “tecno-magica” della genetica, il DNA può essere visto come una rete, proprio come Internet, in grado di stabilire un collegamento con tutti gli utenti connessi. Arrivando a spiegare fenomeni ritenuti soprannaturali quali la telepatia, le sincronicità o le guarigioni a distanza.

Questo non vuol dire dover rinunciare alla individualità, perché senza individualità distinte si tornerebbe ad uno stato primitivo dominato solo da istinti primordiali (un assaggio ce lo stà fornendo la globalizzazione).

L'ipercomunicazione a questo stadio dell'evoluzione significa una cosa ben diversa.

Si tratta cioè di mettere coscienze individuali creative ed evolute al servizio di una coscienza collettiva che così avrebbe la possibilità di apportare un radicale cambiamento all'esistenza.

Ad esempio, il tempo atmosferico è piuttosto difficile da influenzare da un solo individuo, ma l'impresa potrebbe riuscire ad una coscienza di gruppo (niente di nuovo per molte società tribali in cui la comunicazione aveva luogo tramite l'oralità, tramite piccoli gruppi e tramite il linguaggio del corpo).

Il tempo d'altronde è fortemente influenzato dalla frequenza di risonanza della Terra (frequenza di Schumann).

E le stesse frequenze vengono prodotte anche nel nostro cervello.

Per cui può accadere che quando molte persone, particolarmente dotate e allenate, concentrano e sincronizzano i loro pensieri su di esse, possono anche influenzare il tempo.

Usando il potere della coscienza collettiva si potrebbe arrivare, in teoria, a interagire in modo naturale e consapevole con gli eventi e con l'energia del pianeta.

La Parola, il Linguaggio (creazione mentale coordinata e voluta), attraverso tutti i canali raggiungibili e disponibili, formeranno la Nuova Coscienza.

sabato 2 giugno 2007

Non nemici da combattere ma squilibri da sanare


Condizionamento mondiale come liberarsi

di: Edoardo Conte

Edito da: FRATERNITY

maggio 2007




Se chiedete a qualcuno se è contento della vita che fa o se gli piace il sistema in cui vive, vi risponderà quasi sicuramente che non è proprio la vita che vorrebbe fare e che il sistema potrebbe essere, di sicuro, migliore.

Quando poi gli chiedete se saprebbe che cosa fare per migliorarlo, vi risponderà che lui saprebbe ma, non gli spetta. “Sono i politici a dover trovare le soluzioni giuste per risolvere i problemi; sono stati eletti apposta”…

Questo è più o meno il ritornello che sentireste.

Il problema fondamentale sta nel fatto che, la gente, è cresciuta, educata e pasciuta nella convinzione che deve delegare i propri desideri e la propria volontà di benessere personale e collettivo a qualcuno o a qualche cosa che la rappresenta.

Anche se questa affermazione può sembrare assoluta, vi chiedo di osservare i vostri desideri o le vostre aspirazioni e vedere se sono ispirati da una vostra istanza interiore o se rispondono a modelli preconfezionati che la società diffonde come appetibili e soprattutto conformi a una aspettativa comune.

Ogni nostro desiderio personale è dettato da bisogni costruiti, appositamente, al di fuori di noi per farci prendere e mantenere una certa direzione.

Voler migliorare la nostra vita è cosa buona e giusta, ma dipende sempre da che cosa ci offrono i modelli di riferimento.

Lavoro, carriera, successo, casa, automobile, e non ultimo, il telefonino, sono stereotipi precostruiti da chi ci controlla e guida per orientare i nostri desideri verso il possesso di cose; possesso che viene mostrato come la chiave della felicità.

Quando vien detto da politici, sociologi, pubblicitari e altri guru della comunicazione che, alla gente vien dato ciò che chiede, si mente sapendo di mentire poiché è da sempre risaputo che le masse desiderano ciò che vien loro suggerito come desiderabile e indispensabile.

Creare bisogni e valori, perlopiù fittizi, fa parte della tecnica della persuasione occulta, che mantiene l’uomo ingabbiato nella propria mentalità emotiva. È stato così fin dai tempi degli antichi imperi dove: “Panem et circenses” era il motto che stigmatizzava la chiave del potere.

Da allora nulla è cambiato nel metodo bensì nella forma.

Le attuali società democratiche ricalcano in grande misura quella formula di alternanza di “cibo e divertimento” che costituisce la base del governo di un popolo, con l'aggiunta di un pizzico di “stregoneria” che riesce a infondere, al popolo stesso, perfino l'illusione di partecipare alle scelte.


Dietro il concetto di democrazia si cela, forse, il più subdolo condizionamento di massa messo in atto da che storia è storia.

Col metodo democratico, l’adeguamento del sistema alle necessità della gente, è demandato a coloro che sono eletti per la gestione del bene comune i quali, a loro volta, dovrebbero percepire le istanze della comunità e quindi promuovere quegli eventi necessari a provocare il cambiamento richiesto. I fatti, tuttavia, ci insegnano che ciò non accade se non in misura utile al mantenimento del controllo stesso. La casta degli eletti, ad esempio, è in gran parte precostituita dalle lobbies di potere tramite accordi trasversali che mirano all'auto-protezione.

I pochi outsiders vengono “fatti fuori” in poco tempo o resi innocui. I bisogni della gente, poi, sono “teleguidati”, come abbiamo detto sopra, dalla manipolazione del desiderio.

Anche le grandi battaglie sociali che, hanno contraddistinto gli ultimi due secoli, compreso il diritto di voto e i diritti dei cittadini, o i grandi movimenti come quello operaio o quelli idealistici come il socialismo, son tutti esempi di come i poteri occulti siano riusciti a manovrare le masse facendo loro credere di compiere passi verso un progresso sociale.

Attenzione, non sto dicendo siano stati inutili; anzi, sono stati molto utili perché hanno fatto “masticare” molta materia grezza, rendendola più duttile, e allenato i giocatori ad un gioco di squadra sempre, però, all'interno del campo di gioco e delle regole del gioco.

Sto cercando di dire che, il concreto o presunto successo di quelle battaglie e di quei movimenti, ha generato, come in tutte le lotte sociali, odio di classe. E non ha molta importanza che all'interno delle masse, quelle lotte, abbiano creato uno spirito solidale o comunitario; anzi, è proprio quella solidarietà interna ad aver provocato odio verso l'esterno.

Ciò vale, ovviamente, per tutti i tipi di aggregazione di sinistra o di destra; politica, ideologica, religiosa e perfino, commerciale o sportiva che sia. Là dove si crea antagonismo, si genera conflitto; e dal conflitto si passa all'odio.

E qui sta il trucco.

Creare masse contrapposte per idee, cultura e interessi personali, è la strategia con cui si detiene il potere. Non ha importanza il soggetto del contendere; tutti i pretesti sono utili, che siano politici, sociali, morali, religiosi, economici o culturali, per separare la gente in fazioni che si odiano e combattono. “Divide et impera” dicevano i latini; “Separa e comanda”, questa è la regola che assicura il dominio dei popoli. Le forme sono molteplici come gli effetti, ma il movente è sempre lo stesso: incutere paura !

Dell'altro, del diverso, dell'ignoto… Tutte le paure generano, prima o poi, odio !

Quindi, se volete dominare un gruppo di persone, inventate un pericolo proveniente da un gruppo esterno e prospettate una soluzione vincente.

Otterrete in sequenza: paura e odio per il presunto nemico e immediato consenso al vostro agire. La lotta al terrorismo internazionale ne è l'esempio più eclatante, ma ci sono modi più semplici e immediati per instillare la paura nel vivere quotidiano.

Rendere precario il lavoro, bloccare il flusso della liquidità monetaria, attentare alla salute… in somma: togliere la fiducia nel presente e la speranza del futuro.

Questo è il feroce gioco del potere che, mentre tende la mano con accoglienza benevola, dall'altra parte sfodera il bastone del condizionamento o, ancora peggio, la spada del terrore.

Mentre, ad esempio, cavalca la libertà creativa dell'individuo gli salta in groppa (all’individuo) e lo imbriglia con le logiche produttive del mercato globale, della finanza, del credito, realizzando il sistema dell'indebitamento. Avete mai pensato che il sistema bancario mondiale e l'emissione di denaro si basano sul debito che andate a contrarre quando chiedete un prestito a una qualsiasi banca ? Da un lato il sistema accoglie l'idea della società solidale e dall'altro pungola l'individuo verso una competizione sempre più feroce, mantenendo, di fatto, gli uni contro gli altri, separati e incazzati.

Finché l'Umanità avrà paura di sentirsi libera, uguale e fraterna, sarà tenuta divisa dall'odio e potrà essere governata, ossia, tenuta in schiavitù, da chi trae forza e giovamento da questa condizione ! D'altra parte, non vi sembri paradossale che proprio il sistema di condizionamento sia, in ultima analisi, il mezzo stesso che consente di percorrere il sentiero della salvezza. Senza subire sulla propria pelle tutto il senso di limitazione che procura, l'individuo non scuoterebbe il proprio animo verso la liberazione e non cercherebbe una condizione di vita più equa.

Sotto questo profilo la sofferenza diventa strumento di catarsi.

Ma ciò è possibile solo se si giunge a una presa di coscienza della posta in gioco. In tutto questo marasma di forze contrastanti, non è un caso che il cittadino medio di una qualsivoglia società, si senta affetto da schizofrenia indotta da ciò che sente dentro e ciò che gli viene inconsciamente imposto fuori.

Questa schizofrenia comportamentale, andando più in profondità, esiste nella natura stessa dell'essere umano, dove l'essenza spirituale naturalmente predisposta al bello, al buono, alla condivisione, è contrapposta ad una caratteristica personale orientata verso l'individualismo, la separatività, l'egoismo. Queste due tendenze agiscono come forze che contrapponendosi provocano conflitto se non sono elaborate come elementi complementari dell’esistenza, a cui dare una tensione armonica.

Chi gestisce il controllo, conosce bene questo meccanismo e lo sfrutta per il suo fine proponendo modelli sociali e comportamentali a cui il lato “personale” dell'individuo non può sfuggire a scapito di quello spirituale.

A questo scopo viene alimentata la rincorsa ai beni materiali che acceca l'aspetto personale con i bagliori del successo, della ricchezza, del possesso.

Su questi non-valori è impossibile costruire la società della solidarietà e così, il senso di frustrazione che deriva dall'agognare una meta irraggiungibile crea, nella persona, una scissione esistenziale che la rende succube e impotente. Badate bene che anche l'eccesso opposto, quello determinato dal condizionamento religioso di sapore moralistico-punitivo, ottiene l'analogo effetto di mantenere l'individuo diviso, mediante il senso di colpa.

Qualcuno obietterà che la gente non è poi così stupida e che sa scoprire gli inganni e riconoscere la verità. Questo in parte è vero, quando l'uomo usa la mente per discriminare e l'intuizione per scoprire più ampi orizzonti. Ma occorre considerare che, se il livello mentale delle masse è senza dubbio cresciuto negli ultimi 50 anni, è altresì aumentata la suggestione emotiva che è frutto del condizionamento dell'informazione di massa. Più persone vengono informate su un evento, maggiore sarà la partecipazione emotiva e quindi la suggestione condizionante. Più avvenimenti crudeli, violenti e nefasti verranno proposti quotidianamente e più si svilupperà paura, odio e rancore di massa, e l'Umanità resterà divisa. Da questo punto di vista l'informazione sta svolgendo un duplice ruolo, liberatorio e vessatorio, al tempo stesso. Infatti, il paradosso di internet, l'ormai più diffuso mezzo di comunicazione, rivela bene il conflitto di forze in atto. Sulla rete si trova tutta l'informazione e la contro-informazione riguardante un avvenimento. Entrambi costituiscono parti di una verità più ampia. A quale credere ? A quella ufficiale, proposta dai media omologati, o a quella “alternativa” che sguscia fuori da indiscrezioni o presunti segreti rivelati ? Discernere è veramente difficile quando si è di fronte a mezze verità ! Un tempo si diceva che occorreva saper “separare il grano dalla pula” per riconoscere la verità. Operazione che in pratica consiste nello scaraventare in aria il grano raccogliendo nello staio i semi più pesanti mentre la pula, più leggera, se ne va col vento. Credo che questa immagine sia tutt'ora molto efficace e veritiera. Resta difficile oggi riconoscere, all'interno dell'informazione, che cosa sia il grano e che cosa la pula. Il grano dovrebbe essere la sostanza, il nutrimento vero del corpo e dell’Anima; mentre la pula dovrebbe essere la forma che la riveste. Da sempre la saggezza antica consiglia di considerare la sostanza come fonte di realtà e verità e la forma come il contenitore cangiante e illusorio a cui non rimanere affezionati pena l'oscuramento di quella verità. Quindi dovremmo svelare l'essenza che vivifica le forme e non adorare le forme come fini a se stesse; anche perché le forme, svuotate del contenuto, restano vasi vuoti che occupano spazio ma non servono più allo scopo. E questa idolatria non è ciò che oggi condiziona chi aderisce alla civiltà dell'apparenza formale ? Per non cadere nel tranello della forma e degli stereotipi dobbiamo sviluppare il pensiero autonomo discriminante; ma il pensiero, da solo, non basta. Abbiamo visto che la forza seduttiva dell'emozione devia la mente dalla chiarezza di scelta e la fa precipitare nella suggestione collettiva. Occorre, dunque, trovare uno strumento che affranchi dalle forme di emotività ideologica, religiosa, politica o economica, ovvero, dalle forme di controllo escogitate dalle forze della materialità. Tale strumento è il cuore, ossia il centro interiore dell'individuo che trasforma l'emozione in conoscenza, la passione in compassione, la separatività in condivisione; equilibra le forze in gioco, sintetizza il dualismo degli opposti e dà misura e ritmo alla partecipazione. L'intelligenza del cuore svela la verità, va alla sostanza delle cose, non dà ascolto ai falsi profeti o agli imbonitori, non si fa condizionare dalle belle parole o dai bei vestiti. Il cuore sa costruire in sintonia con i principi armonici universali, tessere rapporti sinceri e indissolubili tra gli esseri umani, la natura e il creato.

Il cuore trasforma le forze del condizionamento in energie del rinnovamento e riprogramma il nostro DNA in modo da liberarci dall'identificazione con il lato illusorio della vita per riformulare il paradigma, ovvero, le regole del gioco.

É l'antidoto che rompe l'incantesimo di “Matrix” e ci svela la realtà fondata sul riconoscimento dell'Amore come forza coesiva dell'Universo.

L'unica forza capace di dissolvere la paura e annichilire l'odio e il senso di separ attività. Sviluppare l'intelligenza del cuore è il fine di ogni essere umano che percorre la spirale evolutiva. Richiede la consapevolezza dello stato di cattività iniziale per riorientare la propria esistenza verso la liberazione.

É un percorso di crescita che passa attraverso l'osservazione dei moventi che spingono ad agire e prosegue con l'attuazione del distacco dai condizionamenti emotivi, mentali e formali connettendo stabilmente la propria componente personale a quella spirituale che tutto abbraccia e ama.

Da sempre la meditazione è indicata come una tecnica molto efficace nell'allineamento della personalità al Sé spirituale poiché stabilisce un ponte interiore che non può essere condizionato da forze esterne.

Ascoltiamo, dunque, il nostro centro di sintonia interiore quando vogliamo trovare risposte concrete al bisogno di benessere e non chiediamo agli altri di cambiare il mondo, ma troviamo dentro di noi quella forza necessaria. Ogni cambiamento nasce da dentro, nella consapevolezza di ciò che siamo e di quale compito abbiamo. É il risveglio della disposizione interiore a crescere per divenire migliori, cioè, uniti nel trovare soluzioni di massimo bene per tutti. Se saremo capaci di fare questo primo passo, ci troveremo tutti insieme un passo più in là, verso la civiltà della cooperazione fraterna e scopriremo che è possibile realizzarla perché è già parte di noi.