domenica 22 aprile 2007

QUESTA E' SCIENZA ....NON FANTASCIENZA



Nikola Tesla fu il primo scienziato ad esprimere l'idea che il vuoto dello spazio è soltanto evidente e che è riempito di un'energia “potenziale”, quindi a tirar fuori il concetto d'energia libera o d'energia del punto zero.

Ogni cm3 di “vuoto” siderale conterrebbe infatti una quantità d'energia superiore a quella contenuta nel nostro sole.

Ma anziché aggiungersi, le energie presenti si annullano come due onde di senso contrario messe in presenza una dell'altra. Sembra tuttavia possibile eliminare queste interferenze creando “zone di coerenza” dentro le quali l'energia è estratta con la polarizzazione locale di questo spazio energetico al livello del suo punto zero, cioè al punto di bilanciamento di tutte le polarità presenti.


Sembra tuttavia possibile eliminare queste interferenze creando “zone di coerenza” dentro le quali l'energia è estratta con la polarizzazione locale di questo spazio energetico al livello del suo punto zero, cioè al punto di bilanciamento di tutte le polarità presenti.

Naturopata professionale di formazione, Kishori Aird è ciò che si potrebbe chiamare “un'intuitiva medica”. Da oltre 10 anni, fa ricerche sui DNA e sui mezzi per riprogrammarlo e riappropriarsene. Ha appena messo in luce il fatto che il punto zero si trova non soltanto ovunque nello spazio, ma anche in noi, nel nostro essere spirituale, al punto di riunione e d'equilibrio tra le forze contrarie derivate dalla dualità che si affrontano all'interno di ogni essere umano. È in questo punto zero spirituale che si può apprendere a vibrare sulla frequenza della nostra vera essenza e diventare un essere completo, un essere pronto ad affrontare la multidimensionalità. Ecco la sua prova appassionata, estratto del suo nuovo libro, “Essenza”.

Il Punto Zero Spirituale

Naturopata professionale di formazione, Kishori Aird è ciò che si potrebbe chiamare “un'intuitiva medica”. Da oltre 10 anni, fa ricerche sui DNA e sui mezzi per riprogrammarlo e riappropriarsene.

Ha appena messo in luce il fatto che il punto zero si trova non soltanto ovunque nello spazio, ma anche in noi, nel nostro essere spirituale, al punto di riunione e d'equilibrio tra le forze contrarie derivate dalla dualità che si affrontano all'interno di ogni essere umano.


È in questo punto zero spirituale che si può apprendere a vibrare sulla frequenza della nostra vera essenza e diventare un essere completo, un essere pronto ad affrontare la multidimensionalità.


Ecco la sua prova appassionata, estratto del suo nuovo libro, “Essenza”.


Come vibrare alla frequenza della nostra vera essenza
“Anche se siamo spesso disperati per la violenza ed i cataclismi ecologici che avvengono attualmente sul nostro pianeta, siamo anche stimolati dalle continue innovazioni ed i nuovi modelli biologici e fisici”. È stupefacente constatare a quale punto le vecchie strutture possono diventare malleabili per i periodi di turbolenza.
Il nostro pensiero collettivo diventa allora permeabile a concetti completamente innovatori. Viviamo un'epoca che fa pensare che anche “la verità” può essere ridefinita.
Tutti i rami della scienza ce l'insegnano e, in sommo grado, la fisica quantica che dice che la materia che si credeva solida non lo è e che la realtà concreta è determinata dai nostri pensieri.

Dopo la messa in evidenza della teoria delle “supercorde”, che ridefinisce la natura della materia in funzione del suo tasso vibratorio, il DNA ci appare ora come una rete di reazioni dinamiche sequenziali, animate ed influenzate dall'ambiente. La dinamica del vivente è interrelazionale. Un gene X attivato abbastanza a lungo potrà iniziare un gene Y, e quest'attivazione di XY comporterà l'attivazione di Z. Il groviglio delle reazioni del sistema genetico rompe il concetto d'ordine stabilito da Watson e Crick in 1953. sul modello della fisica quantica che, grazie alla legge delle supercorde, ha dimostrato che la materia non si definisce più in funzione delle sue componenti chimiche, ma piuttosto in funzione della frequenza e dell'intensità del tasso vibratorio dei suoi elementi, l'esistenza può essere percepita in funzione del tasso vibratorio di una rete di probabilità che interagiscono e si intersecano. Le frequenze delle une e delle altre si respingono e si attirano, e vibriamo simultaneamente in una rete che si modifica continuamente al gradimento delle frequenze emesse. Nel corso dei miei circa trenta anni di pratica spirituale, ho sentito un cambiamento di frequenza operarsi sul pianeta.
Ho la convinzione che l'ora è infine arrivata a trasformare i vecchi paradigmi sui quali si fondano i nostri programmi genetici umani. Sono persuasa che viviamo un'epoca dove dobbiamo riappropriarci dell'eredità collettiva che risiede nel cuore di ogni cellula del nostro corpo, e tutto segnala che le circostanze planetarie attuali sono propizie a ciò.
Sappiamo già che i nostri atteggiamenti influenzano la nostra salute e la nostra evoluzione.
Possiamo anche cambiare i programmi che li governano.
Possiamo diventare partecipanti coscienti, innovatori immaginativi.

CREARE LA REALTA': Istruzioni per l'uso



Quando una persona spiritualmente improntata usa la propria creatività, si avvale della stessa formula usata in origine dall'Essere Infinito per creare l'intero universo.


Tale è la potenza della creatività spirituale.


Nella sua forma basilare, consiste di tre componenti essenziali:


(1) L'intenzione, che viene usata per definire l'obiettivo, o il risultato desiderato.


Mentre delineiamo un obiettivo, è meglio lasciare vaghi i particolari e rimanere sul generale.


Ciò permette all'universo di trovare il sentiero più facile con cui manifestare la meta desiderata. Ancor meglio che indicare specifici obiettivi, è l'usare dei principi generali.


Per esempio, il principio generale di una naturale abbondanza può trovare migliaia di modi per materializzarsi, mentre una meta che includa uno specifico obiettivo lungo la strada verso la prosperità, limita considerevolmente le opzioni.


(2) Il sentire, che si aggiunge per dare all'obiettivo l'energia vitale con cui evolvere e trasformarsi da idea in realtà pre-fisica, pronta a manifestarsi nel mondo fisico.


Idealmente, un giusto bilanciamento tra la quantità di intenzione e di sentire produce la più potente delle azioni creative. Per amor di chiarezza, il sentire viene descritto come componente separata dall'intenzione.


Nella pratica, tuttavia, l'atto di creatività esprime l'intenzione e il sentire intrecciati insieme in un unico gesto creativo.


Questo è il modo in cui continua a funzionare la natura.


La luce, per esempio, è una forma di radiazione elettromagnetica – cioè di energie elettriche e magnetiche intrecciate in un perfetto equilibrio e messe in moto.


(3) L'azione. Mentre l'energia del vostro ambiente circostante si riorganizza tutto intorno alla vostra intenzione potenziata, avete bisogno di provvedere alla terza ed ultima componente: l'azione.


Prima dell'azione, comunque, deve esserci una pausa che duri parecchi giorni.


Si tratta di un periodo di inattività in cui permettete al progetto di crescere secondo il proprio ritmo, nello spazio eterico pre-fisico.


Poi, dopo che saranno trascorsi diversi giorni e l'obiettivo sarà pronto a manifestarsi, un flusso di sincronicità verrà indotto ad apparire nella vostra vita.


Ci saranno “coincidenze” che stimoleranno degli eventi intorno a voi, facendo progredire il vostro obiettivo verso la sua realizzazione.


Quando questo flusso di supportanti coincidenze ha inizio, il vostro lavoro è quello di fornire l'azione che ogni evento sincronico richiede, fino a che l'obiettivo non si manifesterà completamente.


Se, per esempio, si presenta la possibilità di avviare una carriera, seguite quella opportunità per vedere se si tratta dell'evento principale, o se è semplicemente qualcosa che può insegnarvi altro lungo il tragitto che vi porta al vostro obiettivo.


Se avviene un contatto chiave che può aiutarvi nel vostro progetto, seguitelo per vedere dove condurrà.


Qualsiasi tipo di mini-opportunità nasca lungo il sentiero verso la realizzazione della vostra meta, voi fornite l'azione fisica per far materializzare quelle opportunità dal regno delle possibilità e portarle nella dimensione fisica.


Molto spesso, gli obiettivi si concretizzano per mezzo di una ghirlanda di evenienze ed opportunità, ognuna delle quali si assomma alle altre fino alla realizzazione finale dell'intero scopo originario.


Le persone stanno oggi trovando la loro strada grazie ai risvegli spirituali che avvengono con i memi numeri sette ed otto del secondo ordine.


Non appena esse attivano il meme numero nove, il meme della potente creatività, scoprono un potere che, una volta lasciato libero (lett: sguinzagliato, scatenato), può trasformare al meglio non solo la loro vita ma anche il mondo intorno a loro.


La Nuova Realtà è vostra, affinché la esploriate.


Esiste già, come vibrazione di coscienza.


In un mondo in cui la noncuranza e l'egoismo sono comuni, il popolo della Nuova Realtà porta cura per il prossimo e generosità. Dove c'è conflitto, il popolo della Nuova Realtà porta pace. Dove c'è dolore, il popolo della Nuova Realtà porta amore e guarigione. Questa è la Nuova Realtà, la rivoluzione spirituale della coscienza umana


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Apprezzerà il vostro interesse.

SPIRAL DINAMICS





Il futuro della razza umana
a cura di: Daniela Brassi




Nel rivoluzionario libro “Spiral Dynamics” [Dinamica a Spirale] di Don Beck e Christopher Cowan, i “memi” vengono descritti come l’equivalente sociale dei geni.

I memi sono unità culturali di informazione che si auto-replicano su vasta scala, di mente in mente, comparendo all’interno della società come nuove tendenze di pensiero.



La progressione dei memi riflette lo sviluppo della società dai suoi inizi primordiali fino al presente.


Finora sono stati identificati ed analizzati otto diversi memi.




Come descritto nel libro di Owen Waters “The Shift: The Revolution in Human Consciousness” [La Trasformazione: la Rivoluzione della Coscienza Umana] le loro caratteristiche sono:




1. Sopravvivenza personale di base.


2. Sopravvivenza del clan.


3. Coraggio, sopravvivenza del più forte.


4. Scoperta di un ordine e uno scopo nella vita.


5. Conquiste, sforzi per affermarsi.


6. Comunità e cura del prossimo.




Poi, con l'avvento di pensatori di punta degli anni ’50, la cui popolarità è fiorita a metà dei ’60, c'è stato un salto enorme verso un secondo ordine di sei memi, di natura spirituale.


Da allora, un numero sufficientemente alto di persone si è spostata verso questo secondo ordine, al punto da poter identificare ed analizzare due dei suoi memi:


7. Libertà responsabile.


8. Visione di un villaggio globale ed olistico.




Dagli anni ’90, gli autori di “Spiral Dynamics” hanno individuato anche l'esistenza del meme successivo nella scala progressiva.


Il nono meme, che non è però ancora stato osservato in grandi quantità di gente, così che essi non sono stati in grado di riassumerne finora le caratteristiche.


Usando i principi metafisici fondamentali, comunque, potete esattamente prevedere in cosa si svilupperà.


Inoltre, i memi del secondo ordine mantengono qualcosa dei loro cugini del primo ordine.


Il meme numero nove, essendo il terzo meme all'interno del primo ordine di sei, diventerà una versione illuminata dell’originario meme numero tre, che corrisponde al coraggio.


Il primo ordine di sei memi ha un orientamento materiale, mentre quello del secondo è spirituale.


Il secondo ordine, essendo di una coscienza dalla banda di frequenza superiore a quella del primo, quando viene attivato esercita un'influenza molto più estesa sul mondo.




Poiché l’uso generalizzato del secondo ordine di memi iniziò solo a metà degli anni ’60, molto del suo potere dobbiamo ancora vederlo manifestarsi nel mondo.


Il secondo ordine di memi, questa banda di frequenza superiore di coscienza, è il motore de La Trasformazione, la rivoluzione spirituale della coscienza umana.


Il meme numero sette (libertà responsabile) è simile al meme numero uno (sopravvivenza personale di base), solo trasformatosi nel secondo ordine di sei memi.


Il meme numero sette significa avere un punto di vista da una prospettiva di coscienza molto più ampia, rispetto al meme numero uno. Ha a che fare con il lasciarsi fluire e adattarsi in maniera flessibile ad un mondo pieno di cambiamenti. E’ come imparare a sopravvivere daccapo, ma stavolta per mezzo di un punto di vista globale.


Il meme numero sette è il punto di partenza, e la linea guida, dell’intero secondo ordine di memi. Il meme numero otto (visione di un villaggio globale e olistico) è, visto nel secondo ordine, la versione del meme numero due (sopravvivenza del clan). Con una visione che è olistica e anche globale, esso ci ricorda il numero due.


Nel numero otto la visione è quella di creare un villaggio globale, o un clan unificato dell'umanità. Invece di concentrarsi sul piccolo clan del meme numero due, i pensatori del meme numero otto possono vedere che la chiave dell'unità è quella di abbracciare le infinite diversità umane in un tutto unico. Dal momento in cui le persone accettano chiunque altro per come è, semplicemente perché esiste, integrazione e pace possono quindi venire create grazie all’esistenza della nostra comune condizione umana.


Ciò si collega al fondamentale diritto, ricevuto dal Creatore, all'auto-determinazione di ogni essere umano, per il semplice fatto di esistere. Le persone furono create per sperimentare l'auto-determinazione. L'umanità venne creata anche per avere anche un'infinita gamma di personalità, allo scopo di ottenere un'infinita varietà di esperienze. A tale livello superiore di coscienza, diventa ovvio che qualsiasi tentativo di costringere la persona a conformarsi agli standard di un altro, o di un gruppo di persone, è in realtà una violazione alla volontà del Creatore. L'accettazione della diversità, paradossalmente, è la chiave dell’unità per l'esperienza umana.




La Natura del Nuovo Meme Sociale.


Il meme numero nove sarà simile al meme tre (coraggio, sopravvivenza del più forte), ma in una versione più elevata di manifestazione. Il coraggio del meme numero tre porta all'avventura, all'esplorazione e a padroneggiare l'ambiente fisico circostante. Poiché tutti i memi del secondo ordine hanno un orientamento spirituale, ciò significa che il nuovo meme numero nove apporterà avventura, esplorazione e padronanza dell'ambiente olistico di mente, corpo e spirito. Lo farà abbracciando una scala globale di consapevolezza. Il nuovo meme numero nove porterà all'esplorazione dell'uso spirituale del potere della mente, per trasformare la realtà al meglio. Creerà una forte richiesta di libertà spirituale e creativa su scala globale. Questo meme ispiratore e di ampio respiro ha il potere, piuttosto semplicemente, di trasformare il mondo intero per come lo conosciamo.


Le parole-chiave del nono meme saranno “Potente creatività”.




fonte:www.ecplanet.com

mercoledì 11 aprile 2007

LA FAMIGLIA CHE UCCIDE

Depressione: il matrimonio quadruplica il rischio per le mogli

Le donne sposate e madri rischiano fino a quattro volte in più dei mariti e padri di ammalarsi di depressione.
È la tesi degli esperti di di Sip (Società italiana di psichiatria), Sif (Società italiana di farmacologia) e Simg (Società italiana di medicina generale).
Secondo il presidente della Sip, Mariano Bassi, "lo studio europeo Esemed dimostra che il rischio di ammalarsi è doppio nelle donne rispetto agli uomini. E la probabilità di sviluppare depressione riguarda il 3-4% degli uomini e il 5-9% delle donne".
Sindrome premestruale, gravidanza, parto e una giornata interminabile divisa tra casa, famiglia e lavoro: l'11,5% delle donne è depresso in gravidanza e rischia di partorire bebè tristi e nervosi già dalla culla; il 66,5% delle ma dri manifesta sintomi depressivi subito dopo il parto; il 22% è vittima di depressione post-partum ritardata anche di molti mesi, e il 7% è depresso in menopausa. Il matrimonio serve a poco, quando non peggiora il disagio.
La maggior parte delle ricerche sul tema rivela infatti che le fatiche imposte dalla cura esclusiva di marito e figli frustrano la donna, che si sente psicologicamente dipendente dal partner.
Ma se lei lavora, e magari è giovane e ha figli piccoli, il rischio di depressione è ancora più alto. Fino a quadruplicare se la coppia è infelice e i ritmi sono iperstressanti.

domenica 8 aprile 2007

Buona Pasqua!



Festeggiamo
l'evento quantico della Resurrezione
La Luce squarciò le Tenebre

Da quel giorno... per sempre...
eternamente

Imagery:rappresentazioni mentali



A cura di:
TOMASO VECCHI
Professore di Psicologia Sperimentale all’Università di Pavia

LA RICERCA: Ha coordinato lo studio che viene qui pubblicato con Zaira Cattaneo.
Hanno partecipato anche le università di Padova e di Pisa insieme con il Cnr

L’imagery
La ricerca scientifica su questa funzione del cervello - di cui ci serviamo comunemente per orientarci, per guidare un’auto o anche (è il caso degli individui particolarmente «visualizzatori») per risolvere un problema - si è sviluppata solo recentemente, focalizzandosi su una questione fondamentale, ovvero quanto l’«imagery» dipenda da meccanismi di percezione visiva (si è detto che immaginare è come vedere: ma per il cervello è davvero la stessa cosa?) o piuttosto vada considerata come una funzione «autonoma», assimilabile a un processo di memoria, di ricostruzione interna.Indicazioni significative sono state fornite da una serie di ricerche che hanno studiato le capacità rappresentazionali («imagery») in persone cieche dalla nascita. La logica sottostante alla ricerca è che, se un cieco congenito è in grado di rappresentarsi mentalmente la realtà, allora la vista non è una condizione necessaria per esperire immagini mentali.
Ovvero, vedere con gli occhi e vedere con la mente, benché siano esperienze apparentemente simili, si basano in realtà su meccanismi cerebrali diversi.
In effetti questo è ciò che è stato trovato: i ciechi si creano immagini mentali come tutte le altre persone e, per quanto possa apparire sorprendente, le rappresentano «a colori». E fanno fotografie, selezionando, come tutti, la prospettiva più adeguata per scattare l’istantanea: si rappresentano, cioè, la scena che vogliono fotografare come se la vedessero, ma con gli occhi della mente.
Memoria e pensiero
Un cieco dalla nascita è in grado di generare delle immagini mentali e di utilizzarle per far fronte alle attività quotidiane. I processi di «imagery» - di rappresentazione mentale - non sono pertanto mere derivazioni di fenomeni percettivi, ma coinvolgono funzioni cognitive complesse, come la memoria o il pensiero. Ma è davvero possibile escludere qualsiasi ruolo della percezione visiva nello sviluppo delle capacità di «imagery»? Ciechi e vedenti si comportano nello stesso modo quando devono rappresentarsi mentalmente la realtà?
Le manipolazioni
Stando ad alcune ricerche recenti, le cose non stanno proprio così. La cecità, infatti, determina alcune specifiche limitazioni nella capacità di rappresentarsi mentalmente il mondo. Tra i fattori critici sembrano rientrare la complessità della scena da visualizzare e la necessità di compiere delle manipolazioni o trasformazioni sull’immagine generata, compiti che comporterebbero nei non vedenti tempi di esecuzione più lunghi e una minor precisione nelle risposte. Secondo alcuni ricercatori, questi limiti sarebbero imputabili alla mancanza di strategie appropriate dovute, appunto, alla cecità.
Strategie cognitive
Ciò non significa che un individuo non vedente sia totalmente privo di strategie cognitive, quanto che debba appoggiarsi a strategie meno efficaci. Per esempio, un vedente è in grado di costruirsi una rappresentazione allocentrica di una scena esterna (ovvero una rappresentazione indipendente dalla posizione dell’osservatore). Di contro, un non vedente tenderà a costruirsi una rappresentazione ancorata alla propria posizione, basata su coordinate egocentriche.
Questo per via della diversa modalità esplorativa con cui vedenti e non vedenti entrano in contatto con la realtà: prevalentemente tattile per un cieco congenito, principalmente visiva per i vedenti.
Va sottolineato come queste differenze nelle strategie cognitive siano modulate dall’età in cui è insorto il deficit visivo.
Nel caso di uno congenito il sistema cognitivo si abitua da subito a funzionare in mancanza della percezione visiva: ciò si riflette nell’organizzazione cerebrale dove, grazie alla plasticità corticale, aree deputate all’elaborazione di stimoli visivi vengono reclutate da stimoli tattili o acustici.
Nel caso di un’insorgenza più tardiva del deficit, invece, questi meccanismi di riorganizzazione cerebrale appaiono meno sviluppati.
A seconda del compito, i ciechi congeniti possono ottenere migliori prestazioni rispetto ai ciechi tardivi o viceversa.
Queste ipotesi sono state vagliate attraverso l’analisi dello sviluppo del sistema cognitivo in presenza o assenza di percezione visiva da una rete di ricerca presso le Università di Pavia, Padova e Pisa.
Ne è emerso che - se da un lato vedere non sembra essere un prerequisito per la capacità di utilizzare immagini mentali - è però plausibile che la percezione visiva incida molto sullo sviluppo di un sistema cognitivo interno che si abitua a creare immagini simili a quelle ottenute con la vista.
I ciechi si rappresentano immagini mentali ascoltando un racconto o una descrizione, leggendo un testo in braille o sulla base di rumori e suoni, annusando o toccando.
In nessuno di questi casi, però, la complessità della stimolazione è paragonabile a quella che accompagna la percezione visiva.
Il sistema cognitivo dei ciechi si adegua infatti ad una stimolazione più ridotta e - soprattutto - si struttura sulla base di un’esperienza percettiva sequenziale, qual è quella veicolata da udito e tatto.
Di contro, solo la vista - il «colpo d’occhio» - consente di catturare simultaneamente molte informazioni.
Un ulteriore supporto all’ipotesi che la vista non sia una condizione indispensabile per lo sviluppo di efficienti capacità rappresentazionali viene dalla neuroimmagine funzionale. I dati mostrano che ciechi e vedenti utilizzano le stesse strutture cerebrali, quando sono impegnati a generare ed elaborare delle immagini mentali e, nello specifico, quando devono visualizzare la posizione precedentemente memorizzata di una serie di oggetti o seguire mentalmente un percorso. Ovvero, le stesse aree cerebrali sottendono - nei ciechi e nei vedenti - la capacità di ricordare per esempio dove si sono appoggiate le chiavi.
Quali sono i fattori cruciali per lo sviluppo del sistema cognitivo deputato alle immagini mentali?
E’ la visione in sé o vanno identificati alcuni aspetti dell’esperienza visiva?
Una serie di esperimenti su individui affetti da patologie congenite offre indicazioni preziose.
Si sono confrontate le capacità di «imagery» in persone con visione monoculare e in individui affetti da un’ipovisione marcata.
I risultati hanno mostrato che non è la visione come esperienza fenomenica a essere rilevante per la capacità di generare immagini mentali, quanto il carattere binoculare dell’esperienza visiva, che veicola simultaneamente stimoli distinti, influenzando anche i meccanismi di rappresentazione interna.
E’ un dato sorprendente, se si considera che gli individui con visione monoculare mostrano gli stessi limiti dei ciechi nei processi di rappresentazione interna, mentre l’ipovisione grave permette lo sviluppo di meccanismi cognitivi di rappresentazione mentale simili a quelli dei vedenti.Questi dati sono fondamentali nell’identificare i contributi della percezione visiva nei processi di rappresentazione mentale... ma ne dobbiamo essere sorpresi? Omero non ha forse raccontato che Polifemo non riuscì a immaginare la posizione di Ulisse e dei compagni, consentendo loro di fuggire dalla sua caverna? Sempre saggi gli antichi, che già intuirono come la monocularità non produca buone immagini!