sabato 24 dicembre 2011

Il corpo umano: Il cervello

come funziona l'hard ware...e i suoi devices..i 5 sensi ed altre applicazioni scaricabili wifi
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venerdì 16 dicembre 2011

Per smaltire le calorie di una bibita gassata...50 minuti di corsa

Se si sapesse che per smaltire una lattina di una bibita gassata servono non meno di 50 minuti di corsa se ne venderebbero molte meno, fino alla meta'. Lo afferma uno studio pubblicato dall'American Journal of Public Health, secondo cui la semplice indicazione delle calorie non e' sufficiente a 'terrorizzare' il pubblico abbastanza da far adottare stili di vita piu' sani.

lunedì 12 dicembre 2011

DIMAGRIRE SENZA SFORZO SI PUO' : EVITANDO I CARBOIDRATI 2 GIORNI ALLA SETTIMANA

FONTE:http://salute24.ilsole24ore.com
Per dimagrire non è necessario un sacrificio quotidiano: evitare i carboidrati per 2 giorni alla settimana è più efficace che contare 24 ore su 24 le calorie ingerite.
Secondo la ricercatrice mettere nel piatto solo frutta, verdura e carne magra per 2 giorni su 7 fa dimagrire il doppio rispetto alle diete tradizionali.


Harvie e colleghi hanno assegnato a 115 volontarie tre diversi regimi alimentari. Una prima dieta prevedeva di limitare l'alimentazione a 650 calorie per 2 giorni mettendo al bando pasta, pane, patate e tutti i cibi grassi, e mangiando solo cibi salutari per i restanti 5 giorni. La seconda non imponeva una restrizione calorica, ma di evitare i carboidrati per 2 giorni e mangiare poi liberamente per il resto della settimana. La terza, invece, consisteva in una dieta tradizionale, con un limite di circa 1.500 calorie al giorno e l'eliminazione degli alcolici e dei cibi ricchi di grasso.

Dopo tre mesi i ricercatori hanno rilevato che le donne che si erano limitate a “tagliare” i carboidrati per due giorni a settimana erano dimagrite in media 4 kg, alla pari delle volontarie del primo gruppo, mentre quelle del terzo gruppo, costantemente a dieta, erano riuscite a perdere 2,4 chili.

Secondo Harvie le prime due diete funzionerebbero meglio perché insegnerebbero alle donne a limitare spontaneamente il consumo calorico e a scegliere cibi salutari anche quando non sono obbligate a farlo.

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martedì 6 dicembre 2011

Comunicazione e Media: la fucina dei nostri schemi di credenze...

... come si costruiscono i paradigmi interpretativi della realtà... come si costruiscono le reti neuronali, come si manipolano le menti che poi sono chiamate a decidere su temi importanti per la sopravvivenza stessa della specie.
Ma quali strumenti possiedono per decidere? L'informazione.
Quindi l'informazione entra nel processo decisionale e nel feudalesimo sussistente l'informazione sostituisce lo stesso processo decisionale.

legere et inteligere ...
«Comunicazione e media» del 45° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2011

Roma, 2 dicembre 2011 – Palinsesti «fai da te» nell’era della personalizzazione dei media. Nel 2011 l’utenza complessiva della televisione – che resta sempre il mezzo più diffuso nel panorama mediatico italiano – rimane sostanzialmente invariata: il 97,4% della popolazione. Ma è avvenuto un ampio rimescolamento al suo interno, dipendente in larga misura dalla progressiva diffusione sul territorio nazionale del segnale digitale terrestre, responsabile di un nuovo impulso impresso ai canali e ai programmi tv. L’utenza della tv digitale terrestre è aumentata di oltre 48 punti percentuali tra il 2009 e il 2011 arrivando al 76,4% della popolazione, ovviamente a scapito della tv analogica (-27,1%). La tv satellitare mantiene costante la quota dei suoi telespettatori (il 35,2% degli italiani), dopo il significativo incremento registrato tra il 2007 e il 2009. La web tv aumenta la sua utenza di ulteriori 2,6 punti percentuali nell’ultimo biennio (l’utenza complessiva sale al 17,8%), mentre la mobile tv rimane a livelli bassi, relegata a un pubblico saltuario e di nicchia (0,9%). Soprattutto i giovani (14-29 anni) diversificano ampiamente le possibilità attraverso le quali seguire le trasmissioni televisive: il 95% utilizza la televisione tradizionale (analogica o digitale terrestre), il 40,7% la web tv, il 39,6% la tv satellitare, il 2,8% l’iptv, l’1,7% la mobile tv. Anche l’ascolto della radio in generale rimane complessivamente stabile, sempre a livelli molto alti di utenza (otto italiani su dieci). Si rafforza l’autoradio, con il 65,2% di ascoltatori, incrementando nell’ultimo biennio di 1,4 punti percentuali la sua utenza. Rimane costante l’ascolto della radio via Internet (8,4%) o tramite il cellulare (7,8%), ed è in lieve flessione l’uso del lettore mp3 come radio (14,8%), soppiantato in molti casi dall’utilizzo degli smartphone. Si conferma il periodo di grave crisi attraversato dalla carta stampata. I quotidiani a pagamento (47,8% di utenza) perdono il 7% di lettori tra il 2009 e il 2011 (complessivamente -19,2% rispetto al 2007). La free press cresce di poco (+1,8%, salendo al 37,5% di utenza). I periodici resistono, specie i settimanali (28,5% di utenza), grazie agli sforzi di innovazione e di marketing, a cominciare dagli allegati venduti unitamente ai rotocalchi. Si tratta di media soprattutto per donne: più di una su tre legge i settimanali, mentre solo un uomo su cinque fa altrettanto. Tengono anche i libri, con il 56,2% di utenza, ma il dato si spacca tra il 69,5% dei soggetti più istruiti (diplomati e laureati) che hanno letto almeno un libro nel corso dell’ultimo anno, contro il 45,4% delle persone meno scolarizzate. Gli e-book ancora non decollano: 1,7% di utenza. Stabile la lettura delle testate giornalistiche on line (+0,5%, con un’utenza del 18,2%), che però non si possono più considerare le versioni esclusive del giornalismo sul web, perché i diversi portali d’informazione on line contano oggi un’utenza pari al 36,6% degli italiani. Per l’uso del telefono cellulare si rileva in generale una flessione (-5,5% complessivamente tra il 2009 e il 2011), complici gli effetti della crisi. Ed è in atto una migrazione dell’utenza dagli apparecchi basic (-8%), con funzioni limitate alle sole telefonate e all’invio e ricezione degli sms, agli apparecchi smartphone (+3,3%, con un’utenza che sale complessivamente al 17,6% e al 39,5% tra i giovani). È bene qui rimarcare che questi dati non rilevano il possesso dell’apparecchio, bensì ne misurano l’utilizzo effettivo. Infine, va sottolineato il dato di crescita proprio dell’utenza del web, che nel 2011 supera finalmente la fatidica soglia del 50% della popolazione italiana, attestandosi per l’esattezza al 53,1% (+6,1% rispetto al 2009). Il dato complessivo si fraziona tra l’87,4% dei giovani e il 15,1% degli anziani (65-80 anni), tra il 72,2% dei soggetti più istruiti e il 37,7% di quelli meno scolarizzati. Tutti i dati confermano l’affermazione progressiva di percorsi individuali di fruizione dei contenuti e di acquisizione delle informazioni da parte dei singoli, con processi orizzontali di utilizzo dei media in base a palinsesti multimediali personali e autogestiti, basati sulla integrazione di vecchi e nuovi media. È l’utente a spostarsi all’interno dell’ampio e variegato sistema dei mezzi di comunicazione per scegliere il contenuto che più gli interessa secondo le modalità e i tempi che più gli sono consoni: ognuno si costruisce una nicchia di consumi mediatici e palinsesti «fatti su misura».

Internet contro la marginalità informativa. Nel mondo dell’informazione la centralità dei telegiornali è ancora fuori discussione, visto che l’80,9% degli italiani li utilizza come fonte principale. Tra i giovani, però, il dato scende al 69,2%, avvicinandosi molto al 65,7% riferito ai motori di ricerca su Internet e al 61,5% di Facebook. Per la popolazione complessiva, al secondo posto si collocano i giornali radio (56,4%), poi la carta stampata con i quotidiani (47,7%) e i periodici (46,5%). Dopo ci sono il televideo (45%), i motori di ricerca come Google (41,4%), i siti web d’informazione (29,5%), Facebook (26,8%), i quotidiani on line (21,8%). Nel caso delle tv all news (16,3% complessivamente) risultano discriminanti l’età (il dato sale al 20,1% tra gli adulti) e il titolo di studio (il 21,7% tra i diplomati e laureati). Le app per smartphone o tablet arrivano al 7,3% di utenza e Twitter al 2,5%. A fronte della parte di popolazione che usa molte fonti informative, ci sono poi quelli che non si informano affatto (il 10,2% dell’intera popolazione), oppure ricorrono solo ai telegiornali o a un mix di media tutto affidato alla ricezione audiovisiva passiva (telegiornale, giornale radio, televideo) (10,1%). La situazione complessiva del nostro Paese può essere riassunta in questo modo: ogni dieci italiani, ce n’è uno che non si informa, uno che accede solo a tg e gr, tre che hanno un ventaglio più ampio di fonti da cui sono escluse però quelle che hanno a che fare con Internet, infine cinque che usano più o meno tutte le fonti intrecciandole in vari modi.

La politica, star della tv. Quando va in onda un talk show politico, davanti alla televisione si siede il 49,8% degli italiani. L’altra metà (esattamente il 50,2%) cambia canale o spegne il televisore. L’utente tipo dei talk show politici è di sesso maschile (52,9%), ultrasessantacinquenne (56,7%), residente in un Comune di medio-grandi dimensioni (57,1%), del Centro Italia (60,2%). Il livello d’istruzione non sembra una discriminante fortemente significativa, in questo caso: tra i meno scolarizzati prevalgono i no con il 51,5% delle risposte, mentre tra i più istruiti s’impongono i sì con il 51,3%. Quasi il 70% dei giovani tra i 14 e i 29 anni non li segue affatto.

I ritardi della rivoluzione digitale. L’Italia continua a rimanere indietro rispetto a molti Paesi dell’Unione europea, sia per quel che riguarda la diffusione dell’accesso a Internet, sia per la qualità della connessione. Il nostro Paese si colloca al ventunesimo posto in entrambi i casi: per quanto riguarda l’accesso a Internet da casa, tra le famiglie che hanno almeno un componente tra i 16 e i 64 anni si raggiunge il 59% (rispetto alla media europea del 70%). L’accesso mediante banda larga registra invece un tasso di penetrazione del 49% rispetto alla media europea del 61%.

sabato 26 novembre 2011

UN CHEWIN GUM ALL'ORMONE PER RITROVARE IL PESO FORMA

I ricercatori della Syracuse University di New York hanno condotto uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Medicinal Chemistry, da cui è emerso che si può controllare il proprio peso grazie all’aiuto di un chewin-gum che agevola l'eliminazione del senso di fame.
Lo studio ha mostrato come le persone obese abbiano una bassa concentrazione dell'ormone PPY nel loro organismo, e se esso è loro somministrato, via endovena, riduce il senso di fame e quindi l'assunzione di calorie.
Gli studiosi statunitensi hanno dimostrato che l’ormone PYY, che regola la sensazione di fame e di sazietà, può essere rilasciato nel sangue per via orale, appunto masticando solo una semplice gomma; un solo chewin-gum al mattino potrebbe evitare di introdurre fino a circa 68 calorie a giorno.
L'analisi è stata condotta anche su persone senza problemi gravi di peso e ha avuto i medesimi risultati.
Il problema della somministrazione per via orale sta nell'evitare che esso sia digerito e distrutto durante il suo percorso nel tratto digerente.
Così gli esperti l'hanno legato alla vitamina B12, in modo che sia garantito il trasporto dell'ormone fino all'intestino dove deve indurre il senso di sazietà.
Da qui l'idea è quella di includere l'ormone all'interno di un chewing gum e permettere che sia rilasciato masticando, un po' come quelle gomme che servono per smettere di fumare.
Il chewin-gum funzionerà in questo modo: si potrà fare un pasto equilibrato, poi si masticherà la gomma, che comincia ad avere effetto 3-4 ore più tardi, diminuendo l’appetito quando si avvicina il prossimo pasto.

lunedì 7 novembre 2011

LA LINGUA DEI DELFINI

Il gruppo di ricerca guidato da Bruno Diaz Lopez, direttore del Bottlenose Dolphin Research Institute (BDRI), a Golfo Aranci, in Sardegna ha realizzato il piu' completo studio sui suoni emessi dal delfino tursiope, la specie piu' comune e studiata, nonche' piu' usata nei delfinari e dai media, (il delfini che si vedono nelle serie TV e nella pubblicità).
Sono stati identificati, per la prima volta, 14 segnali e una serie di comportamenti ''socialmente complessi'', raccolti in uno lavoro pubblicato dall'americana Nova Science Publishers.

Lo studio iniziato nel 1991 ha seguito la comunità' locale di delfini, circa 23 esemplari, ai quali durante l'estate se ne aggiungono altri provenienti da altre zone, come la Maddalena, per un totale di 62 animali.
Lo studio è stato condotto su animali in libertà, sia in superficie che sott'acqua identificati attraverso una foto della pinna dorsale'.
Dalle conclusioni emerge che i delfini utilizzano un linguaggio complesso fatto di sfumature, dai melodici fischi usati dalle mamme per mantenere il contatto con i cuccioli, ai piu' forti e stridenti impulsi a raffica emessi quando c'e' di mezzo la lotta per il cibo.

Se un gruppo di delfini deve contendersi dei pesci rimasti incastrati in una rete, l'animale dominante emette un impulso a raffica, avvertendo gli altri di abbandonare il campo e cosi' accade.
In questo modo viene ristabilita la gerarchia interna al gruppo, non si arriva allo scontro fisico e soprattutto tutti gli animali hanno ottenuto un risparmio energetico.
Se si fossero scontrati avrebbero perso piu' energia di quanta ne potevano guadagnare dal cibo.

Un'altra scoperta è l'unidirezionalità dei suoni emessi: se un delfino emette un segnale, rivolgendosi solo ad un altro delfino all'interno di un gruppo, il destinatario capisce che il messaggio e' diretto a lui, mentre per i fischi questo discorso non vale, una volta emessi sono diretti a tutti gli animali presenti, come la voce umana.
Sono stati identificati, poi, anche segnali emessi dai maschi, sotto forma di suoni pulsanti, simili a scariche elettriche, dirette all'apparato sessuale femminile, probabilmente per saggiare se sono in fase ovulatoria.

E' emerso un dato interessante: la capacita' che i delfini hanno di scegliere nel branco, un delfino in particolare, in base all' attività che si intende fare, pesca al largo, tra le reti o esplorazioni.
E' come se i delfini decidessero di farsi accompagnare da quegli animali che possono insegnar loro qualcosa, trasferendo così le conoscenze e le pratiche vantaggiose per la comunità .

lunedì 17 ottobre 2011

Sui 'dolori del cuore', quelli drammatici e quelli passeggeri


tratto da: http://www.lalungavitaterapie.it

La tradizione medica cinese raggruppa i dolori di ogni tipo, localizzati nelle regioni precordiale, intercostale e sottoclaveare nella sindrome nota come "ostruzione dolorosa del torace"/ xiong bi 1.
Il dolore toracico/xiong tong é presente ogni volta che, per qualsiasi ragione, risulta disturbata la libera circolazione dell'energia e del sangue in questa area del corpo.


Richiede una attenta valutazione semeiologica e diagnostica basata sulla differenziazione dei segni e sintomi secondari/biao e di quelli concernenti la radice/ben della sindrome, sulla individuazione delle alterazioni funzionali concernenti gli organi e le energie.


Il sintomo dolore, infatti, è comune oltre che alle patologie connesse con "la malattia cardiaca ischemica": coronaropatia ateromatosa, angina vasospastica, infarto del miocardio, anche a pleurite, polmonite, ascesso polmonare, pericardite, nevralgia intercostale, "il dolore epigastrico"2. e "l'accumulo di umidità mucosità nel torace e negli ipocondri"3.
Per quanto concerne la patologia propriamente cardiaca, il carattere e la sede del dolore, oltre che i sintomi di accompagnamento porteranno a differenziare tre quadri clinici distinti:
Dolore precordiale
Vero dolore cardiaco
Collasso da dolore cardiaco


Note


1. "La sindrome è dovuta all'accumulo di fattori patogeni yin (umidità-mucosità, stasi di sangue, freddo, etc.), causa di ipofunzione dello yang del torace, ristagno di energia vitale e ostruzione dei collaterali; si manifesta con sensazione di oppressione al torace, dolore talora irradiato al dorso , dispnea, difficoltà a rimanere sdraiati": definizione del Chinese-English Dictionary of TCM. Guandong Science & Tecnology Publishing House, 1988.


2. da spasmo esofageo, ernia iatale con esofagite, colecistite acuta e ulcerazione peptica (il dolore é retrosternale basso, in genere accompagnato da eruttazioni, rigurgiti acidi, singhiozzo)


3. È il tipo di dolore che si osserva in caso di pericardite acuta (il dolore toracico peggiora con il movimento, la respirazione profonda e la tosse(il dolore e la sensazione di distensione sono continui e peggiorano con i movimenti di rotazione del corpo; sono interessati gli ipocondri

domenica 21 agosto 2011

Alzheimer: il fegato genera le amiloidi che danneggiano il cervello

Fonte: www.gaianews.it

Si stima che circa 450 mila italiani, 6 milioni di europei e 5 milioni di americani siano affetti dal morbo di Alzheimer, di cui quasi la metà è costituita da anziani con 85 anni o più.

Entro il 2050, il numero di persone di età superiore ai 65 anni con questa malattia potrebbero passare a numeri stratosferici, a meno che la scienza non trovi un modo per prevenire o trattare efficacemente questa malattia. In aggiunta alla condizione debilitante che la malattia causa, c’è il problema dei costi sanitari. Un nuovo rapporto dell’Alzheimer’s Association americana, ad esempio, dimostra che, in assenza di trattamenti modificanti la malattia, i costi complessivi di cura per malati di Alzheimer 2010-2050 supererà in America i 20 miliardi dollari.

I risultati emersi da uno studio recente potrebbero completamente cambiare l’idea finora prevalente tra gli scienziati secondo cui l’Alzheimer originerebbe nel cervello.

Sarebbe piuttosto il fegato il luogo in cui le proteine amiloidi, che danneggiano i neuroni dei malati del morbo di Alzheimer, verrebbero generate, per poi accumularsi in placche cerebrali associate a questa condizione devastante per il cervello e per la vita dei pazienti.

I risultati potrebbero offrire un approccio relativamente semplice per la prevenzione e il trattamento dell’Alzheimer.

Lo studio, svolto nei laboratori Scripps Research Institute e ModGene, è stato pubblicato il 3 marzo scorso online sul Journal of Neuroscience Research.

Nello studio, gli scienziati hanno usato delle cavie affette da una malattia analoga all’Alzheimer umano, per identificare i geni che influenzano la quantità di amiloide che si accumula nel cervello. I ricercatori hanno scoperto tre geni che proteggevano i topi dall’accumulo cerebrale di amiloide.

Per ogni gene, l’espressione più bassa nel fegato ha protetto il cervello del topo.

Uno dei geni codifica per la presenilina, una proteina della membrana cellulare sospettata di contribuire allo sviluppo dell’Alzheimer umano.


venerdì 17 giugno 2011

Monogamia e poligamia...una questione di geni

Fonte: www.ansa.it

La predisposizione alla poligamia dipende da una serie di geni che si tramandano di generazione in generazione e che abbiamo in comune con gli animali.


Lo conferma uno studio pubblicato dalla rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences ) fatto sul diamante mandarino, un uccello che ha comportamenti simili a quelli dell'uomo.

La ricerca ha studiato 1554 esemplari, di alcuni dei quali e' stato analizzato il Dna, per cinque generazioni. Agli uccelli analizzati sono state tolte le uova, che sono state messe in altri nidi, per escludere che il comportamento potesse essere mutuato dai genitori.

I figli di genitori che pur avendo fatto una scelta monogamica apparente, intrattengono contemporaneamente altre relazioni sessuali e/o affettive non solo hanno mostrato un comportamento simile, ma la connessione e' stata confermata anche dalle analisi genetiche: "Questo studio conferma un'osservazione che e' stata fatta negli umani - spiega Wolfgang Forstmeier, del dipartimento di genetica evoluzionaria del Max Plank Institut di Berlino - cioe' che i figli di genitori che tendono ad essere promiscui hanno il doppio di probabilita' di esserlo anche loro, anche se bisogna dire che in molti casi anche se si ha la tentazione di tradire questa non viene espressa per altre inclinazioni personali".

mercoledì 8 giugno 2011

LA CRISI ANTROPOLOGICA DEGLI ITALIANI: NARCISISTI, AGGRESSIVI E DEPRESSI

E' una "crisi antropologica" quella che stanno vivendo gli italiani.
Il presidente del Censis, Giuseppe De Rita - presentando oggi l'indagine ha messo in risalto l'affermarsi dell'individualismo accompagnato ad una crescente sregolazione delle pulsioni.:
Dal rapporto CENSIS emerge un ritratto della società italiana a tinte fosche.

Gli Italiani sono divenuti più aggressivi, più depressi, più narcisisti, ma soprattutto pensano che, se non rispettano le regole, l'unico giudice a cui devono rispondere è la loro coscienza, a volte particolarmente permissiva.

Tra il 2004 e il 2009, le minacce e le ingiurie sono aumentate del 35,3%, le lesioni e le percosse del 26,5%, i reati sessuali del 26,3%.

In 10 anni, dal 2001 al 2009, il consumo degli antidepressivi è raddoppiato (+114,2%), mentre nel 2010 gli interventi di chirurgia estetica sono stati circa 450 mila.


In crescita anche il consumo di droga (le persone prese in carico nei Sert per consumo di cocaina sono aumentati negli ultimi anni del 2,5%) e i giovani consumatori a rischio di bevande alcoliche (dal 2009 al 2010 sono passati dal 14,9% al 16,6%).

C'é poi una pulsione a una relazionalità virtuale: da settembre 2008 a marzo 2011 gli utenti italiani di Facebook sono passati da 1,3 milioni a 19,2 milioni e ogni giorno vi trascorrono in media 55 minuti.

Secondo l'indagine del Censis, la riduzione del controllo sulle pulsioni si spiega anche con l'atteggiamento individualistico degli italiani nei confronti della società.

L'85,5% del campione (1.500 persone) pensa che l'unico arbitro dei propri comportamenti sia la propria coscienza.

Per il 67,6% le regole non devono soffocare la libertà personale e per il 63,5% (76,9% nel caso dei giovani tra i 18 e i 29 anni) si può essere buoni cattolici anche se non ci si adegua alla morale sessuale della Chiesa.

Interrogati sull'aggressività, 7 italiani su 10 dicono che se non ci si fa rispettare, non si otterrà mai il rispetto; il 48,6% pensa che a volte sia giusto difendersi da solo, anche con le cattive (61,3% tra chi vive nelle grandi città) e il 21,2% ritiene che in un mondo di furbi sia necessario adeguarsi e diventare come gli altri.
Gli italiani sono pronti anche ad accettare compromessi per raggiungere i loro obiettivi (46,4%) e il 16,9% pensa che sia legittimo che una bella donna usi anche il suo corpo per avere successo.

Soprattutto i più giovani, il 44,8% tra i 18-24enni, é convinto che ci siano dei momenti di svago in cui è lecito trasgredire.


Da questi dati emerge una crisi valoriale individuale e collettiva socialmente paralizzante.

La società intesa come casinò dove solo ai bari è permesso giocare, oppure un sistema di regole, leggi e consuetudini assurde, vessatorie e repressive valide solo per coloro che le rispettano.

Questo ci dà a tutti la percezione di essere su un treno che corre su binari dissestati senza macchinista nè meta e con la paura di sfracellarsi tutti si accalcano verso le porte causando più vittime di un probabile, ma non ineluttabile deragliamento.

lunedì 30 maggio 2011

UNO SPAY NASALE PER L''EMICRANIA

Alan Rapoport, presidente dell' International Headache Society, al congresso sulle cefalee dell'Istituto Carlo Besta a Stresa ha annunciato che presto sarà in commercio anche in italia, come lo è già negli USA una formulazione usa e getta a base di zolmitriptan, che si e' rivelata efficace contro emicrania e cefalea a grappolo. Lo zolmitriptan è il secondo (in ordine di immissione in commercio) rappresentante della classe degli agonisti dei recettori della serotonina.

La cefalea a grappolo e' caratterizzata da attacchi che si presentano in periodi di uno-due mesi, detti grappoli, intervallati da diversi mesi di benessere, con un dolore quotidiano molto violento (da una crisi ogni due giorni fino a otto crisi al giorno), che dura tra 15 e 180 minuti, compare spesso alla stessa ora e in sede oculo-fronto-temporale.

Pochi strumenti terapeutici riescono a eliminare questo dolore, quelli in uso si sono dimostrati poco maneggevoli, come l'inalazione di ossigeno puro da fare in ospedale a pressione costante di 10-15 litri al minuto.

Questo nuovo farmaco non darebbe effetti collaterali quali nausea e vomito, entrando rapidamente in circolo, la sua azione analgesica si manifesta già entro 30 minuti dall'insufflazione.

Una volta che la prima frazione di farmaco e' entrato in circolo, una seconda viene assorbita a livello del circolo gastrointestinale mantenendo l'effetto terapeutico.

sabato 14 maggio 2011

SALE e RISCHI PER LA SALUTE

Lo dimostrano i dati preliminari della prima fotografia sui consumi di sale nel nostro Paese, presentata in anteprima durante il Congresso in corso a Firenze dell'Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO).

Con un cucchiaino da tè in meno di sale ogni giorno e si potrebbero evitare 67 mila casi di infarto all'anno, 40 mila ictus, con vantaggi sulla salute molto elevati.
I rischi di una alimentazione troppo salata sarebbero infatti maggiori addirittura di quello legati al fumo e al sovrappeso.

Lo studio Minisal-Gircsi, coordinato da Prof Strazzullo dell'Università di Napoli Federico II in collaborazione con l'ISS (l'istituto superiore di Sanita'), l'Istituto Nazionale di Ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), l'Università Cattolica di Campobasso, l'Università di Foggia e la Fondazione per l'ipertensione arteriosa, ha permesso di monitorare circa 3000 adulti tra i 35 e i 79 anni.
Secondo le raccomandazioni dell'Oms il consumo di sale quotidiano non dovrebbe superare i 5
grammi ma gli italiani ne introducono in media il doppio: solo il 14 % delle donne e appena il 4 % degli uomini non oltrepassano tali limiti.

Delle regioni esaminate fino ad oggi, tutte hanno un consumo superiore ai 9 grammi negli uomini e a 7 grammi nelle donne adulte (35-79 anni).

Maglia nera al Sud: in Basilicata, Calabria e Sicilia si introducono in media 2 grammi di sale in più al giorno, rispetto alla media dei 10 grammi

martedì 26 aprile 2011

PIOGLITAZONE:IL FARMACO PER IL DIABETE CHE CURA L'ALCOLISMO

Fonte: ANSA

Farmaci antidiabete per curare l'alcolismo: e' la strada tracciata da uno studio condotto dal gruppo di ricerca coordinato dal prof. Roberto Ciccocioppo dell'Universita' di Camerino, in collaborazione con i ricercatori americani del National Institute of Health.
Il trattamento con pioglitazone, un farmaco utilizzato nella terapia antidiabetica, ha dimostrato efficacia nel trattamento della dipendenza da alcol.
Lo studio e' stato pubblicato da 'Biological psychiatry'.

martedì 12 aprile 2011

Toscana better life:agli uomini toscani il record mondiale di LONGEVITA'

Fonte: liberamente tratto da: http://www.saluteintoscana.it/2011/04/


In Toscana gli uomini possono contare su un’aspettativa di vita di 79.6 anni, mentre le donne su una media di 84.7 anni, ma sono superate dalle donne giapponesi (media 86 anni), mentre gli uomini toscani detengono il primato mondiale della longevità.

Un’aspettativa di vita che è cresciuta molto negli ultimi 15 anni, passando dal 75.7 del 1995 all’attuale 79.6 per i maschi, e dall’81.8 del ’95 all’attuale 84.7 per le femmine.

Sono alcuni dei dati presentati nell’Auditorium di Sant’Apollonia, dove si è tenuto uno degli incontri della fase di ascolto per il nuovo Piano sanitario e sociale integrato regionale, che dall’inizio di marzo stanno coinvolgendo cittadini, operatori, amministratori.

Abbiamo aggiunto anni alla vita, ora vogliamo riuscire ad aggiungere vita agli anni – ha commentato Chiara Gherardeschi, uno degli operatori che seguono la stesura del nuovo PSSIR , presentando i dati – L’allungamento della vita è una dato positivo, il risvolto negativo è che poi spesso queste persone restano sole”.

Altre notizie positive emerse dalla presentazione: le famiglie toscane sono meno povere di quelle italiane; la Toscana riesce a dare risposte migliori alle famiglie con figli minori; è la prima regione italiana per presenza di volontariato nelle comunità: fra i volontari, sono numerosi gli studenti, ma aumentano di più gli ultra65enni.

Ancora, la Toscana è prima in Italia e in Europa per le abitazioni in proprietà: secondo i dati EU-SILC (European Union Statistics on Income and Living Conditions), al 2008 il 71% delle famiglie toscane vive in una casa di proprietà, il 12% in un alloggio a titolo gratuito, l’11% in una casa in affitto di mercato, il 6% in una casa in affitto sociale.

“Partiamo da una realtà buona – osserva Chiara Gherardeschi – ma la sfida comunque c’è. Il nostro obiettivo è costruire salute: non solo come semplice assenza di malattia, ma come stato di completo “ben-essere”, secondo le indicazione dell’Oms”.

A Simona Dei, altro operatore che segue il percorso del PSSIR, il compito di evidenziare gli aspetti su cui ancora c’è da lavorare. “Per esempio, dobbiamo capire come evitare le morti prima dei 65 anni (mortalità prematura), e soprattutto come intervenire sulle differenze presenti nei vari territori toscani per quanto riguarda lo stato di salute delle persone.

Aumentano i minori accolti nelle strutture residenziali e diminuiscono quelli accolti nelle famiglie.

Ci sono tante famiglie, ma sempre più piccole e fragili.

E poi, anche in Toscana, la salute ha risultati diversi a seconda della condizione sociale: man mano che diminuisce il livello culturale, aumentano ricoveri e mortalità.

E la forbice si amplia sempre di più. E’ un problema che riguarda tutti il mondo occidentale, ma noi vogliamo affrontarlo. E il PSSIR è fondamentale per vincere questa sfida”.


Le prime causa di morte, ci dice l’Organizzazione mondiale della sanità, sono ipertensione arteriosa (21,7%), fumo di tabacco (18,8%), ipercolesterolemia (11,1%), sovrappeso/obesità (10%).


“Sono problemi che in gran parte derivano dai nostri stili di vita – sottolinea Simona Dei – Dobbiamo avere la consapevolezza che scegliamo di vivere in salute o in malattia con le nostre scelte di vita quotidiana”. Uno studio canadese ci dice che a costruire salute e benessere contribuiscono per il 15-25% i servizi socio-sanitari; per il 10-20% la genetica; e per il 50-60% ambiente, cultura, economia.

domenica 10 aprile 2011

Sindrome di Penelope...aspettando colui che non ritorna

(ANSA) Infelici come Penelope, che si struggeva nella nostalgia, aspettando qualcosa che non arrivera' mai. Oggi l'attesa solitaria che ha accompagnato la moglie dell'eroe greco e' il vivere quotidiano di oltre 700mila italiane con oltre 75 anni. A far emergere questo problema e' uno studio dell'universita' di Messina, presentato al congresso dell 'Associazione italiana di psicogeriatria (Aip). La sindrome di Penelope riguarda il 20% delle donne ultrasettantacinquenni.

domenica 6 marzo 2011

Bunga bunga italian family

Fonte. www.ansa.it
Aumenta la crisi delle famiglie italiane, soprattutto sotto le lenzuola: sono sempre di più i pantofolai in casa che, come una sorta di dottor Jekyll e mister Hyde, sanno tramutarsi all'occorrenza in vispi tombeurs de femmes fuori dalle mura domestiche.
E' quanto risulta all' Associazione avvocati matrimonialisti italiani (Ami), secondo la quale la famiglia italiana, intesa come coppia di sposati o conviventi, sta attraversando un momento di crisi non soltanto per colpa delle suocere o delle infedeltà quanto per una crescente abulia sessuale di coppia.
"L'attività sessuale degli italiani non è diminuita affatto, è semmai scemata all'interno della coppia - spiega il presidente dell'Ami Gian Ettore Gassani - fino a determinare i cosiddetti 'matrimoni bianchi', cioé quelle unioni coniugali caratterizzate da mancanza, assoluta o relativa, di attività sessuale sia dall'inizio del matrimonio, sia dopo i primi 7 anni dalla sua celebrazione".
Secondo recenti studi del Censis, della Società Italiana di Andrologia e una ricerca dei sessuologi americani (con riscontri in Italia a cura del centro Studi Ami), "nel nostro Paese - ricorda - il 20% delle separazioni deriva dalla mancanza o dall'insufficienza di sesso nella vita coniugale della coppia.
Nella stragrande maggioranza dei casi (circa il 70%) la colpa del mancato sesso sarebbe del maschio, sempre pronto a trovare scuse o improbabili 'mal di testa' pur di rifiutare o non promuovere rapporti sessuali con la moglie o la compagna.
Anche molte coniugi infedeli però, sempre più appagate sessualmente al di fuori del matrimonio, rifiutano con alta frequenza la pratica del sesso con i mariti: vi sono casi in cui mogli apparentemente insensibili al sesso nell'ambito matrimoniale si siano dimostrate poi particolarmente attive e fantasiose fuori dalle mura domestiche".
Si tratta quindi di un fenomeno particolarmente diffuso che non riguarda affatto coppie della terza età ma soprattutto quelle dei 'freschi sposi'.
Le carte processuali spesso dimostrano, conclude il presidente dell'Ami, "che i coniugi inappetenti sessualmente nell'ambito della vita matrimoniale non siano affatto insensibili al sesso e che non di rado gestiscano anche più di un rapporto extraconiugale".

venerdì 25 febbraio 2011

Amore e caramelle.... al vardenafil

La disfunzione erettile e l'eiaculazione precoce sono tra i principali disturbi riguardanti la sfera sessuale maschile.
I farmaci piu' utilizzati al momento sono essenzialmente due: il vardenafil ( Levitra ) un nuovo inibitore della fosfodiesterasi-5 ( PDE-5), simile come meccanismo d’azione al Sildenafil ( Viagra ).
Dal mese di maggio ha annunciato il dott. Andrea Lenzi, presidente della Fondazione per il Benessere in Andrologia, a margine del convegno della Società Italiana di Andrologia Medica e Medicina della Sessualità, SIAMS, sarà in commercio una caramella a base di Vardenafil.
La differenza rispetto agli attuali prodotti farmaceutici sta nel formato, che oltre ad offrire il vantaggio di avere un tempo di azione più lungo, dal punto di vista psicologico crea anche meno imbarazzo sia nell'uso che nell'acquisto.

Approfondimenti:

http://www.dica33.it/argomenti/andrologia/sessoforte12.asp

http://www.xapedia.it/medicina/find.php?l=v&w=Vardenafil

mercoledì 23 febbraio 2011

USO DEL CELLULARE MODIFICA L'ATTIVITA' CELEBRARE

Le telefonate lunghe col cellulare modificano l'attività del cervello nelle zone limitrofe alla posizione dell'antenna del telefono ma non è chiaro se questo cambiamento di attività abbia dei significati dal punto di vista della salute.
E' quanto dimostra uno studio di Nora Volkow del National Institutes of Health di Bethesda: una telefonata lunga 50 minuti cambia il livello di attivazione di certe aree neurali in corrispondenza dell'antenna del telefono, come è riscontrabile misurando il metabolismo dello zucchero in quelle aree.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista dell'Associazione Nazionale dei Medici Americani 'JAMA'.
La possibilità che i telefonini facciano male alla salute e aumentino il rischio di cancro al cervello è oggetto di indagine ormai da molti anni e vari studi hanno smentito o avvalorato a più riprese tale ipotesi.
Lo studio Usa è stato teso, invece, non a vedere gli effetti clinici del cellulare ma piuttosto gli effetti sul cervello in sé.
Gli esperti hanno chiesto a 47 volontari di tenere per 50 minuti un cellulare acceso (ma senza suono) su un orecchio e uno spento sull'altro (il test è stato ripetuto due volte invertendo l'orecchio su cui era poggiato il telefonino acceso); poi hanno misurato con la PET (tomografia) il metabolismo del cervello.
Più precisamente gli esperti hanno usato come indicatore dell'attività cerebrale il metabolismo dello zucchero (glucosio); più glucosio viene consumato più il cervello è attivo.
E' emerso che nella corteccia orbitofrontale e temporale sul lato del cervello su cui era poggiato il cellulare acceso è aumentato in misura significativa (circa del 7%) il metabolismo dello zucchero. Servono però nuovi studi, concludono i ricercatori, per capire i potenziali effetti a lungo termine per la salute di queste alterazioni.

lunedì 24 gennaio 2011

Italia...un paese anziano

Fonte: http://www.rainews24.it/

In Italia siamo sempre di più e sempre più vecchi.
I bambini non nascono più e, quando nascono, sono figli di persone di nazionalità estera residenti nel nostro paese.
Gli unici ad alimentare la popolazione nel nostro paese da dove, in molti, se ne vanno.

Nel corso dell'ultimo anno la popolazione in Italia ha continuato a crescere superando i 60 milioni 600 mila residenti al 1° gennaio 2011, con un tasso d'incremento del 4,3 per mille.

Cresce anche la vita media, rispetto al 2009.
Lo rende noto l'Istat, rendendo disponibili le stime anticipate dei principali indicatori demografici relativi all'anno 2010.

L'anno che si è appena concluso farebbe così riscontrare un incremento di 261 mila unità, determinando una popolazione totale di 60 milioni 601 mila residenti a fine 2010.
Rispetto all'anno precedente risultano in calo tanto le nascite quanto i decessi, le prime in misura maggiore dei secondi.
Ne consegue una dinamica naturale di segno ancor più negativo (-0,5 per mille) rispetto all'anno precedente.
La fecondità è in lieve calo (1,4 figli per donna) e sembra essersi conclusa, rileva l'Istat, soprattutto da parte delle donne italiane, la fase di recupero cui si era assistito per ampia parte dello scorso decennio.

La vita media compie ulteriori progressi: 79,1 anni per gli uomini, 84,3 anni per le donne con, rispettivamente, un guadagno di tre e due decimi di anno sul 2009.

La gran parte dei flussi in ingresso nel Paese (92 %) e' costituita da cittadini stranieri.
Le iscrizioni dall'estero di individui di nazionalita' estera risultano, infatti, pari a 408 mila, mentre i rientri in patria degli italiani sono 37 mila.
Per quanto riguarda le cancellazioni, invece, si stimano 33 mila cancellati stranieri a fronte di 47 mila cancellati di cittadinanza italiana.
Ne deriva, pertanto, che il saldo migratorio con l'estero riguardante i soli cittadini stranieri ammonta a +376 mila, mentre per gli italiani risulta negativo nella misura di oltre 10 mila unita'