Gli italiani sono sempre piu' anziani, ma buone notizie per le malattie a piu' alto tasso di mortalita', ossia cardiopatie e tumori, che nel 2009 fanno registrare un calo dei decessi. E' il quadro fornito dal Piano Sanitario nazionale 2010-2012, messo a punto dal Ministero della Salute e pubblicato in anteprima sul sito Quotidiano Sanita'. Al primo gennaio 2010 la popolazione residente in Italia ha superato il traguardo storico dei 60 milioni di abitanti (60.387.000).
Gli ultra64enni rappresentano, nel 2009, il 20% della popolazione, mentre i bambini sotto i 14 anni rappresentano il 14%.
L'indice di vecchiaia (il rapporto tra anziani ultra64enni e giovanissimi 0-14enni) raggiunge il valore di 144%, contro il 127% del 2000.
Si fa sempre piu' problematico - si legge nel piano - il rapporto di dipendenza, ovvero il rapporto tra popolazione in eta' non attiva (0-14enni e ultra64enni) e la popolazione in eta' lavorativa (di 15-64 anni).
Il processo di invecchiamento investe tutte le regioni d'Italia ma piu' pesantemente le regioni centro-settentrionali; la Liguria, con un indice di vecchiaia pari a 235%, continua a detenere il primato della regione piu' anziana d'Italia e la Campania, con 97 ultra64enni ogni 100 bambini di 0-14 anni, continua ad essere la regione piu' giovane.
Negli ultimi 10 anni il rapporto di dipendenza � passato dal 48% al 52% e, all'interno di questo rapporto, cresce il peso delle persone anziane: nel 2009 ci sono circa di 31 ultra64enni ogni 100 persone in eta' attiva contro i 27 del 2000.
Tuttavia, i tassi di mortalita' per cardiopatia coronarica hanno avuto un andamento in discesa a partire dalla metà degli anni'70.
Un'analisi recente per il nostro Paese ha evidenziato che piu' della meta' della riduzione (circa il 55%) e' dovuta ai cambiamenti nei maggiori fattori di rischio cardiovascolare nella popolazione italiana, principalmente la riduzione della pressione arteriosa (25%) e della colesterolemia totale (23%).
Circa il 40% della diminuzione e' dovuta ai trattamenti specifici, principalmente trattamenti per lo scompenso cardiaco (14%) e terapie in prevenzione secondaria dopo un infarto del miocardio o una rivascolarizzazione (6%).
Anche i tumori, con una sostanziale stabilita' nell'incidenza (leggero incremento per i maschi) registrano un calo della mortalita', con una riduzione pi� significativa negli uomini (circa -2% l'anno) che nelle donne (circa -1%).
Questo risultato, si legge nel Piano, e' sostenuto dalla riduzione di molti tipi di tumori, in particolare del retto, stomaco, fegato e linfomi di Hodgkin.
Tra gli uomini la mortalita' e' in riduzione per tutti i tumori correlati al fumo (polmone, esofago, vescica, vie aerodigestive superiori).
Tra le donne la mortalita' e' in significativa riduzione anche per i tumori del colon, della mammella e dell'utero. Da segnalare la continua ascesa della mortalita' per tumore del polmone nelle donne e del melanoma della pelle negli uomini.
Il tumore polmonare femminile, il cui tasso di mortalita' e' piu' che raddoppiato nell'ultimo quinquennio (da 0,84 per 10.000 nel 2001 a 2,09 nel 2007), e' divenuto, nell'ambito delle neoplasie, la terza causa di morte nelle donne, con livelli confrontabili a quelli riscontrati nei tumori colonrettali.
La riduzione di mortalita' e' legata all'effetto combinato di azioni di prevenzione primaria (come nel caso dei tumori fumo-correlati per gli uomini), secondaria (la diagnosi di forme piu' precoci, come nel caso del tumore della mammella, migliora la risposta individuale ai trattamenti) e alla migliorata capacita' di cura per innovazioni diagnostiche e terapeutiche (ad esempio per le malattie del sistema emolinfopoietico). -
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