domenica 29 aprile 2012
venerdì 27 aprile 2012
giovedì 19 aprile 2012
Boceprevir: bloccare la riproduzione del virus dell'Epatite C
Il boceprevir, è un inibitore della proteasi.
Esso blocca un enzima denominato HCV NS3 proteasi, che si trova sul virus dell'epatite C da genotipo 1 ed è implicato nella duplicazione del virus.
Se l'enzima viene bloccato, il virus non è in grado di riprodursi normalmente e il tasso di duplicazione viene rallentato, favorendo l'eliminazione del virus.
L'impiego del boceprevir associato alla terapia standard si è dimostrato efficace nel trattamento di pazienti con epatite C cronica da genotipo 1 in associazione alla terapia con peginterferone alfa e ribavirina.
In un secondo studio, condotto su pazienti che non avevano risposto a una precedente terapia, il tasso di guarigione è stato del 67% (107 su 161) dei pazienti trattati con Victrelis per 44 settimane rispetto al 21% (17 su 80) dei soggetti cui era stato somministrato placebo.
E' risultato efficace anche in alcuni pazienti il cui trattamento è stato interrotto precocemente essendo stata accertata la guarigione dall'infezione tramite esami del sangue.
Effetti collaterali riscontrati e indicazioni
Può indurre un maggior numero di casi di anemia (diminuzione del numero di globuli rossi nel sangue) rispetto al solo trattamento con peginterferone e ribavirina.
Gli altri effetti indesiderati più comuni sono affaticamento, nausea, mal di testa e disgeusia (disturbo del senso del gusto).
Non deve essere usato in persone che potrebbero essere ipersensibili (allergiche) a boceprevir o ad una qualsiasi delle altre sostanze.
Non può essere usato in soggetti con epatite autoimmune (un'epatite causata da un disturbo del sistema immunitario) o nelle donne in gravidanza.
Può rallentare la metabolizzazione di alcuni medicinali nel fegato. Questi medicinali possono essere nocivi se presenti in percentuale elevata nel sangue; di conseguenza, è importante evitare l'assunzione concomitante di questi medicinali con il boceprevir.
domenica 8 aprile 2012
Verso un nuovo concetto di Salute
Fonte:http://salutepertutti.comunita.unita.it/2012/04/08/verso-un-nuovo-concetto-di-salute/
“La salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non una mera assenza di malattia o infermità”.
Questa definizione di salute fu coniata all’atto della costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel luglio 1946 ed entrò in vigore il 7 aprile 1948, data in cui l’OMS entrò nell’orbita delle Nazioni Unite. Una definizione ampia e generale, che rimosse il dualismo concettuale “salute-malattia” e offrì una visione dello “stato di benessere” di un individuo o di una popolazione non limitato alla componente somatica e non unicamente correlato con l’intervento sanitario.
Tale concetto fu poi confermato e ampliato in uno dei più importanti documenti dell’OMS, la Dichiarazione di Alma Ata (1978). “La Conferenza riafferma con forza che la salute, come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo come assenza di malattia o infermità, è un diritto fondamentale dell’uomo e l’accesso ad un livello più alto di salute è un obiettivo sociale estremamente importante, d’interesse mondiale e presuppone la partecipazione di numerosi settori socio-economici oltre che di quelli sanitari”. La salute è dunque concepita come il prodotto complessivo e coordinato di una serie di condizioni e azioni che fanno capo a vari settori della vita civile e sociale di un paese e di una comunità. Una visione moderna e veramente profetica, se si pensa a quando fu elaborata, anticipando di quasi mezzo secolo il dibattito sui determinanti sociali di salute.
Eppure la discussione sull’attualità della definizione di salute dell’OMS è aperta. Nel dicembre 2009 si è tenuta a L’Aia (Olanda) una Conferenza Internazionale dal titolo “Is health a state or an ability? Towards a dynamic concept of health” (“La salute è una condizione o un’abilità? Verso un concetto dinamico di salute”), con la partecipazione di rappresentanti di molteplici discipline professionali e scientifiche.
Il dibattito verte soprattutto sull’aggettivo “completo” contenuto nella definizione di salute dell’OMS : l’aspirazione a una sorta di perfezione del benessere appare un obiettivo troppo distante dalla realtà e di conseguenza difficilmente misurabile.
Il fatto è che il quadro epidemiologico è profondamente mutato da quando fu concepita la definizione dell’OMS: erano gli anni quaranta del secolo scorso, la popolazione era “giovane”, prevalevano le malattie acute, iniziavano a diffondersi gli antibiotici e l’idea che lo scopo della medicina fosse principalmente quello di guarire e di portare alla “restitutio ad integrum” era dominante e giustamente fondata. Oggi, con una popolazione sempre più “vecchia” e con un numero crescente di persone affette da una o più malattie croniche, quell’aggettivo “completo” rende il “benessere” – cioè la “salute” – una condizione poco realistica, addirittura astratta.
La discussione degli esperti alla conferenza olandese ha portato ad un ampio consenso per lo spostamento dall’attuale formulazione statica verso una formulazione più dinamica basata sulla capacità di fronteggiare, mantenere e ripristinare la propria integrità, il proprio equilibrio e senso di benessere. La visione preferita di salute è stata “la capacità di adattarsi e autogestirsi”.
Concetti, a dir la verità, non del tutto nuovi. Nel 1943 un medico e filosofo francese, Georges Canguilhem, aveva pubblicato un libro dal titolo “Il Normale e il Patologico”, dove il concetto di salute è proprio associato alla capacità di adattarsi all’ambiente. “La salute non è un’entità fissa. Essa varia per ogni individuo in relazione alle circostanze. La salute è definita non dal medico, ma dalla persona, in relazione ai suoi bisogni funzionali. Il ruolo del medico è quello di aiutare le persone ad adattarsi alle nuove condizioni.”
È dunque il singolo paziente, non il medico, l’autorità legittimata a definire i propri bisogni e il medico diventa un partner in questa operazione . Avendo rimpiazzato la perfezione con l’adattamento noi ci avviciniamo a un programma per la medicina più comprensivo, solidale e creativo, un programma al quale tutti noi possiamo contribuire.
Per saperne di più leggi la newsletter n. 5 di salute internazionale.info “Vivere con una malattia. Ed essere sani”.