A piu' di 10 anni dall'introduzione de sistema a doppio ciclo -laurea breve e laurea specialistica- la Corte dei Conti ne constata il flop.
La riforma, per la Corte, non ha prodotto i risultati attesi ne' in termini di aumento dei laureati ne' in termini di miglioramento della qualita' dell'offerta formativa.
Non solo: ha pure generato un esagerato incremento di offerta con una eccessiva frammentazione e una moltiplicazione, spesso non motivata, dei corsi di studio.
EVIDENTEMENTE l'obiettivo non era quello di elevare il grado di istruzione della popolazione e introdurre corsi di laurea più attinenti alle esigenze socio-culturali ed economiche del paese.
L'Università italiana è andata inaridendosi anche grazie ai continui ridimensionamenti di badget, la precarizzazione selvaggia dei ricercatori, degli assistenti e degli stessi docenti costretti ad inventarsi quasi ogni anno masters, seminari, workshop per aumentare le proprie quotazioni professionali e poter avere la cattedra assicurata per qualche anno, sempre che ci fossero iscrizioni.
L'Università è diventata solo un'area di parcheggio per futuri disoccupati intellettuali di ceto medio, il ceto medio alto sceglie per i propri figli le università private e specializzazioni post laurea all'estero.
Quindi l'istruzione non serve come volano di mobilità sociale, anzi è proprio all'Università che si impara l'importanza di essere figlio di o conoscente di, pertanto l'Università continua a sfornare disoccupati e/o grandi, instancabili lecca terga.
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