sabato 13 dicembre 2008

Il gene dell'effetto placebo

Fonte: salute.agi.it
r.s. a cura della redazione ECplanet
È uno dei grandi misteri della medicina: perché alcune persone a cui viene somministrato un placebo, cioè un farmaco “finto”, senza molecole attive, ma creduto efficace da chi lo assume, stanno effettivamente meglio ?
L'ipotesi più accreditata era legata alla forza della psiche: credere di star per guarire aiuta effettivamente a guarire.
Ma uno studio dell' Università di Uppsala, in Svezia, pubblicato sulla rivista New Scientists ha risolto l'enigma: il segreto è in un gene, il triptofano idrossilasi-2, che produce la serotonina nel cervello.
Gli scienziati svedesi, coordinati dal dottor Tomas Fusmark, hanno studiato 25 persone affette da “ansia sociale”, una paura patologica di subire pubbliche umiliazioni.
I volontari erano chiamati a superare il terrore della gente tenendo due discorsi pubblici, uno prima e uno dopo il periodo di “trattamento” con un farmaco anti-ansia (in realtà semplici pillole “vuote” rivestite di zucchero, l'equivalente terapeutico di un bicchier d'acqua) durato otto settimane. Miracolosamente, la metà dei soggetti si è sentita molto meno ansiosa e nervosa durante il secondo discorso. Autosuggestione ?
In realtà, uno scanning cerebrale ha dimostrato un effettivo calo del 3% nell'attività dell'amygdala, il centro della 'paura'.
E otto sui dieci volontari che hanno risposto positivamente al placebo si sono rivelati avere due copie della variante 'G' del gene triptofano idrossilasi-2, collegato proprio a una più bassa dose di ansietà.
I pazienti, in sostanza, erano geneticamente “pronti” a risolvere da soli il loro problema, e il placebo non ha fatto altro che indurli a “utilizzare” la loro predisposizione genetica per stare meglio.
Una sorta di alleanza tra geni e psiche che, secondo Furmark, probabilmente vale anche per altre patologie.
Lo conferma anche uno scienziato italiano, Fabrizio Benedetti dell' Università degli Studi di Torino: "Sappiamo che non c'è un solo effetto placebo - ha detto al giornale britannico Daily Mail - ma molti. Alcuni potrebbero funzionare attraverso la genetica, altri attraverso l'aspettativa di una ricompensa".

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