mercoledì 1 aprile 2009

Proteine immunitarie e Apprendimento

Le molecole che appartengono a una vasta classe di proteine immunitarie - che nei topi sono indicate come molecole 'MHC' e nell'uomo come 'HLA' - hanno un ruolo di rilievo nei meccanismi di apprendimento.
Questo e' quanto ha scoperto un gruppo di ricercatori della Stanford University School of Medicine in uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
Per molto tempo si e' ritenuto che le molecole 'MHC' fossero presenti sulla superficie delle cellule cerebrali solamente quando il cervello era in sofferenza a causa di una lesione o di un'infezione, fino quando alcuni anni fa il gruppo di ricerca e' riuscito a dimostrare che bloccando l'espressione di buona parte delle molecole 'MHC' in una regione del cervello che elabora gli stimoli visivi si avevano anomalie nei circuiti visivi del topo.
Ora i ricercatori hanno dimostrato che nei topi in cui viene silenziata l'espressione di due specifiche molecole del complesso 'MHC', indicate con le lettere 'K' e 'D', l'apprendimento di nuovi compiti motori avviene in modo molto piu' efficiente.
''Cio' implica che normalmente queste molecole fanno da freno alla capacita' del sistema nervoso del cervelletto, che presiede appunto alla capacita' di acquisire abilita' motorie, di rispondere a esperienze di cambiamento'', ha detto Carla Shatz, che ha coordinato lo studio.
Tuttavia, molte altre forme di apprendimento, come quello cognitivo, spaziale, di riconoscimento, non avvengono nel cervelletto.
''E' possibile - ha detto la ricercatrice - che ci sia uno 'scambio' fra una forma di apprendimento e l'altra: si puo' essere piu' abili a scappare, ma poi magari non sapere bene che cosa fare nel nuovo ambiente in cui ci si trova una volta fuggiti. E puo' esserci anche uno scambio fra capacita' di apprendimento e stabilita' dei circuiti. I circuiti piu' facilmente alterabili possono anche essere piu' suscettibili all'epilessia''.
I ricercatori hanno identificato anche altre molecole 'MHC' espresse in altre parti del cervello.
''Queste molecole - ha detto Shatz - sembrano essere importanti nel limitare il possibile cambiamento verso un rafforzamento o un indebolimento dei collegamenti fra le cellule nervose. Riteniamo che possano essere attori importanti in diversi disturbi neurologici''.

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