Quando si forma un ricordo, a livello delle sinapsi che legano e mettono in comunicazione i neuroni, si ha un consolidamento della struttura del «ponte sinaptico» tramite la produzione di nuove proteine.
Già un anno fa, grazie a Gary Lynch dell'Università di Irvine in Californiain un lavoro pubblicato sul Journal of Neuroscience, la formazione di un ricordo era stata immortalata per la prima volta con tecniche microscopiche nel cervello di topolini, con un «primo piano» sulla riorganizzazione delle sinapsi.
Adesso il gruppo di Sossin ha ripetuto l'impresa con un metodo diverso.
Con un'etichetta fluorescente che si lega alle nuove proteine formate, Sossin ha mostrato che a livello delle sinapsi, subito dopo l'incameramento di un'informazione da parte del cervello, aumenta la fluorescenza.
Ciò significa, a ulteriore conferma di quanto si sapeva già, che mentre formiamo e fissiamo un ricordo, nelle sinapsi vengono prodotte nuove proteine ed è grazie a queste che la sinapsi si consolida e il ricordo rimane fissato nel cervello a lungo termine.
1 commento:
c'è una cosa interessante a proposito dei ricordi, di tutti i tipi, intendo cioè quelle che arbitrariamente vengono definite memoria di lavoro, dichiarativa, a lungo termine, semantica ecc ecc.: chi è che ricorda tutte le cose trattenute in memoria? L'entità che dice io? E come fa a ricordarsi tutto? Propongo invece che sia il corpo motorio a ricordarsi tutto e che lo faccia nel modo più semplice possibile: attraverso il rafforzamento sinaptico, il potenziale che arriva dagli organi sensoriali vede diminuire le sue scelte tra quale strada 'motoria' prendere, anzi, in presenza di mappe consolidate da quei fenomeni di cui parli, la direzione che il flusso di potenziale prenderà sarà obbligata, con naturale esito motorio (anche un'uscita simbolica lo è, seppure come sostituto motorio).
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