Sulla rivista Current Directions in Psychological Science, Ross Levin e Tore Nielsen suggeriscono oggi che fare regolarmente brutti sogni e' parte del sistema con cui il cervello elabora le emozioni.
Anzi, la regolazione delle emozioni, dicono, potrebbe essere la funzione primaria del sonno REM, la fase in cui avviene la maggior parte dei sogni.
In contrasto con i sogni usuali, gli incubi - tali da farci svegliare spaventati - possono formarsi quando tale processo che regola le emozioni fallisce.
La maggior parte dei sogni non sono certo felici, hanno mostrato molte ricerche. "Potremmo dire che il sogno di 'default' e' brutto", dichiara Levin, psicologo della Yeshiva University a New York, specializzato in disturbi del sonno.
Il cervello e' fatto in modo da affrontare e elaborare le emozioni negative - niente di sorprendente, nota il ricercatore. I sogni e, in genere, il sonno REM, potrebbero servire a elaborare i ricordi paurosi in modo che il cervello non ne venga sopraffatto.
Una funzione che l'evoluzione umana ha reso indispensabile, perche' rende l'individuo in grado di cambiare e reagire alle minacce dell'ambiente circostante, superando le difficolta'.
Gli studi hanno mostrato che durante il sonno REM l'attivita' di alcune regioni del cervello - tra cui il sistema limbico, che regola le emozioni e la memoria - aumenta notevolmente.
Invece, nel caso degli incubi, chi dorme e' talmente spaventato da risvegliarsi, interrompendo il normale processo di elaborazione delle emozioni, continuano Levin e Nielsen. Svegliarsi apporta un sollievo al momento, ma e' un sollievo solo apparente: chi ha fatto l'incubo resta con l'impressione che la minaccia fosse reale; per questo gli studiosi dicono che in questo caso l'elaborazione delle paure non e' andata a buon fine.
Per la maggior parte delle persone, gli incubi sono un fenomeno occasionale, legato a forti stress.
L'85% degli adulti ha almeno un incubo all'anno, dicono le ricerche.
Capire il perche' degli incubi aiuta a mettere a punto cure piu' efficaci: oggi si tende a trattarli con la cosiddetta terapia di ripetizione immaginativa, in cui il paziente immagina e poi modifica le cose viste nell'incubo mentre e' sveglio.
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