Uno studio della Fondazione Santa Lucia e dell' Universita' La Sapienza di Roma ha dimostrato che guardare una parte del nostro corpo sottoposta a stimolazione dolorosa induce una riduzione del dolore stesso, sia come intensita' che come percezione della sua spiacevolezza.
La ricerca e' stata pubblicata su The Journal of Neuroscience, rivista ufficiale della Societa' Americana di Neuroscienze.
La prima linea di difesa del nostro corpo contro stimoli esterni potenzialmente dolorosi e' costituita dall'attivazione di appositi recettori, particolari fibre dette nocicettori: tramite la loro attivazione selettiva e' possibile studiare le possibili modulazioni del sistema dedicato all'elaborazione degli stimoli dolorosi.
Cio' si ottiene avvalendosi di uno stimolo laser, con la tecnica neurofisiologica dei potenziali evocati laser o LEPs. Ricorrendo ai LEPs, nello studio e' stata osservata una riduzione di ampiezza del potenziale doloroso evocato quando il campione di soggetti osservava (tramite uno specchio) la propria mano sinistra mentre la destra veniva sottoposta a stimolazione laser.
Tale procedura definita mirror-box illusion creava efficacemente l'illusione di guardare direttamente la mano destra.
I risultati ottenuti hanno indicato che una modulazione del dolore viene innescata dalla semplice osservazione del punto corporeo sottoposto a stimolazione nocicettiva.
Sorprendentemente, tale effetto e' risultato specifico soltanto per il proprio corpo: nessuna riduzione dei LEPs, quindi della sensazione di dolore, si e' invece registrata quando i soggetti studiati osservavano la mano di un'altra persona contemporaneamente alla stimolazione dolorosa che avveniva sulla propria.
Tutto cio' ha suggerito ai ricercatori che le terapie del dolore potrebbero avvalersi di interventi basati anche sulla modulazione cognitiva del dolore stesso e messi in atto dalla persona sofferente.
In sostanza, guardare il proprio corpo in uno stato di dolore potrebbe avere importanti e strategiche applicazioni terapeutiche, attualmente basate quasi esclusivamente su interventi esterni come il trattamento farmacologico.
Il lavoro scientifico si e' avvalso dei finanziamenti del Ministero dell'Universita' e Ricerca e del Ministero della Sanita'.
Ci domandiamo se sarà possibile un giorno trattare in modo integrale ed olistico i pazienti anche nei nostri ospedali ed ancor prima nella tutela della salute, oppure come avviene purtroppo troppo spesso nel nostro paese la ricerca su queste tematiche (nelle rarissime occasioni che ottenga un finanziamento) non ha ricadute sociali; e le istituzioni dello Stato si comportano come se la mano destra non sapesse cosa fa la sinistra, evdenziando un grave problema cognitivo comportamentale...
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