martedì 27 novembre 2007

Nei microroganismi intestinali una concausa dell’obesita'

Negli stati occidentali, la percentuale di persone affette da disturbi alimentari è in costante aumento. Le cattive abitudini alimentari sono tra le prime cause delle malattie cronico-degenerative, come i tumori, ma anche di infarti e sclerosi. Una dieta priva di calcio nell’età della della crescita è il fattore scatenante dell’osteoporosi nell’anzianità; l’assunzione di quantità elevate di zuccheri di semplice assorbimento sfasa il metabolismo di glucagone ed insulina, e porta il diabete.

Pochi esempi giustificano appieno la quantità di studi connessi all’alimentazione, non ultimo quello svolto presso la Washington University School of Medicine di St. Louis, presso la quale un team di specialisti microbiologi guidata dal professor Jeffrey Gordon ha svolto due studi paralleli che sembrano dimostrare un forte legame tra obesità e flora intestinale.

Il punto di partenza è l’ormai comprovata presenza di un’enorme quantità di microrganismi nell’apparato digerente umano. L’attività di ricerca, date le caratteristiche particolari della flora intestinale e dell’habitat gastroenterico, si è finora orientata sulla identificazione delle specie residenti nel nostro organismo e sul loro metabolismo.
Queste specie, in particolare batteroidi e firmicuti, vivono in simbiosi con l’ospite, si cibano di ciò che non riusciamo a digerire e cedono sostanze nutritive più semplici ed assorbibili, acidi grassi a corta catena e vitamine, ad esempio.

I ricercatori della Washington Universtity, studiando la flora intestinale di topi da laboratorio, hanno scoperto una differenza sostanziale e conservata tra topolini obesi e magri; pare che negli animali sovrappeso predominasse il genere dei firmicuti e che, in seguito alla perdita di peso, il rapporto torni a valori favorevoli a becteroidi, come trovato nei topolini magri.
Una seconda prova ha previsto invece il trasferimento dei microrganismi dei soggetti obesi in quelli magri, nei quali si è registrato un aumento di peso pur mantenendo invariata la dieta.
La scoperta ha tutti i caratteri di una rivoluzione in campo medico e di produzione alimentare.
I dati mostrano come la microflora intestinale possa influenzare notevolemente l’assunzione calorica giornaliera...ora si dovrebbe trovare il batterio che, piuttosto che ingrassare, faccia dimagrire.
Già dal 2004 i ricercatori ritengono che la flora intestinale, che conta circa 3 miliardi di batteri, abbia un ruolo nel controllo del peso. I dati ora pubblicati su Nature mostrano che le popolazioni microbiche di 12 soggetti obesi presentano lo stesso tipo di batteri delle persone normopeso, ma in proporzione differente. Gli obesi possiedono infatti il 20% in più di batteri Firmicuti e quasi il 90% in meno di Bacteroideti. Sottoposti a una dieta a basso tenore di grassi e carboidrati per un anno, gli individui grassi non solo hanno ridotto del 25% il loro peso, ma mostravano valori quasi normali di Bacteroideti e Firmicuti.
Sui topi invece è stato effettuato un esperimento di altro tipo: da topi geneticamente modificati per diventare obesi è stato prelevato un campione di flora batterica, che è stata successivamente impiantata in topi normali. Dopo solo due settimane essi presentavano il doppio di massa grassa rispetto ai topi controllo. Inoltre la loro flora batterica era composta prevalentemente da Firmicuti e l'analisi genetica dei batteri mostrava un'elevata presenza di geni che consentono la degradazione delle fibre alimentari.
Ciò suggerisce che tali batteri possano effettivamente estrarre maggiori calorie dai cibi.

Per approfondire l'argomento:
www.nature.com

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