domenica 28 giugno 2009

Correlazione tra pesticidi e Morbo di Parkinson

Uno studio francese conferma il legame tra i pesticidi e il morbo di Parkinson.
La ricerca, pubblicata dagli Annals of Neurology, conferma quanto gia' evidenziato da studi precedenti:
l'esposizione di chi lavora a stretto contatto con i pesticidi puo' essere uno dei fattori ambientali che scatena il Parkinson.
L'equipe francese ha scoperto che, tra quasi 800 adulti, tra cui alcuni malati di Parkinson, quelli che lavoravano nel settore agricolo ed erano quindi esposti ai pesticidi correvano un rischio piu' alto di sviluppare la malattia, che cresceva con il periodo di esposizione, rafforzando la teoria del rapporto causa-effetto.
"Il nostro studio ha dimostrato che il rischio saliva com l'aumentare del numero di ore o di anni di esposizione", ha dichiarato il dottore Alexis Elbaz dell'Inserm (Institut national del la santé et de la recherche médicale) di Parigi.
Secondo lo studio francese sarebbero particolarmente pericolosi gli insetticidi e, tra questi, quelli organoclorini, molto usati in passato e che permangono a lungo nell'ambiente.
L'equipe di Elbaz ha tuttavia esaminato l'esposizione per motivi di lavoro (come accade agli agricoltori) e non e' in grado di dire se anche un'esposizione piu' bassa possa essere un fattore di rischio per sviluppare il Parkinson.
Il Parkinson e' una malattia degenerativa del cervello in cui le cellule che producono dopamina gradualmente muoiono o smettono di funzionare.
La dopamina aiuta a regolare il movimento, per questo man mano che la malattia progredisce i pazienti hanno sempre piu' difficolta' a muoversi e a parlare.
La causa del Parkinson non e' nota, ma le ricerche puntano il dito contro una combinazione di fattori genetici e ambientali, tra cui alcuni agenti chimici o infezioni virali.

venerdì 26 giugno 2009

Attività celebrale: come si forma un ricordo

Quando si forma un ricordo, a livello delle sinapsi che legano e mettono in comunicazione i neuroni, si ha un consolidamento della struttura del «ponte sinaptico» tramite la produzione di nuove proteine.
Già un anno fa, grazie a Gary Lynch dell'Università di Irvine in Californiain un lavoro pubblicato sul Journal of Neuroscience, la formazione di un ricordo era stata immortalata per la prima volta con tecniche microscopiche nel cervello di topolini, con un «primo piano» sulla riorganizzazione delle sinapsi.
Adesso il gruppo di Sossin ha ripetuto l'impresa con un metodo diverso.
Con un'etichetta fluorescente che si lega alle nuove proteine formate, Sossin ha mostrato che a livello delle sinapsi, subito dopo l'incameramento di un'informazione da parte del cervello, aumenta la fluorescenza.
Ciò significa, a ulteriore conferma di quanto si sapeva già, che mentre formiamo e fissiamo un ricordo, nelle sinapsi vengono prodotte nuove proteine ed è grazie a queste che la sinapsi si consolida e il ricordo rimane fissato nel cervello a lungo termine.

giovedì 25 giugno 2009

Droga, reprimere non serve

Cambio di rotta dell'Onu nel raporto 2009: nella lotta alla droga, la repressione nei confronti dei consumatori non serve.
Anzi, talvolta va a tutto vantaggio dei trafficanti, vero cancro da estirpare.
Un'apertura alla liberalizzazione?
Non proprio, visto che l'agenzia precisa nelle prime righe del rapporto 2009 Unodc:
«La droga continua a essere una minaccia per la salute legalizzare le droghe sarebbe un errore storico».
Resta il fatto che in cento anni di lotta all'uso degli stupefacenti, il consumo resta un problema globale: magari cambiando più volte nella forma e nel contenuto, ma non nella sostanza.
Per l'agenzia delle Nazioni Unite sulle droghe e il crimine serve però «meno impegno della polizia con gli utenti, più sforzo con i trafficanti».
Insomma: il traffico va combattuto con più vigore del consumo.
«Il crimine organizzato - si legge nell'introduzione del rapporto - non scomparirà con la legalizzazione della droga», ma anche il fatto stesso che sia stata presa in considerazione una tale alternativa è una piccola rivoluzione. In questi anni il ritratto del consumatore è molto cambiato:
dall'eroinomane degli anni 70-80, all'esplosione della cocaina e delle sostanze sintetiche degli ultimi anni.
Nel rapporto di quest'anno si registra un calo del mercato mondiale di cocaina, oppiacei e cannabis: la marijuana rimane la pianta più coltivata e usata in tutto il mondo, per le sue proprietà psicoattive .
In forte aumento della produzione e del consumo di droghe sintetiche (le anfetamine, le metanfetamine e l'ecstasy), con un vero e proprio boom nei paesi in via di sviluppo.
Certo è che tra psicofarmaci, alcol, sostanze psicotrope ad uso ricreativo, additivi, alimenti contraffatti , scie chimiche...
...una domanda sorge spontanea: quante sono le persone che in Italia possono definirsi non dopate?

mercoledì 24 giugno 2009

Social Horror:perchè gli Italiani sono un popolo di ansiosi, depressi, psicotici e paranoidi?

Un popolo di depressi, quello italiano, a giudicare dalle cifre emerse dallo studio su "stigma su ansia, depressione e altre patologie psichiatriche" condotto dalla Commissione Salute del Dipartimento per le Pari Opportunita' della Presidenza del Consiglio.
Dallo studio emerge che il 18% della popolazione ha sofferta di malattie mentali nel corso della vita e il 7,3% nell'ultimo anno.
La depressione, spiega il professor Antonio Tundo, "e' la patologia piu' comune e il 10% degli italiani ne ha sofferto nel corso della vita, il 3% nell'ultimo anno".
Il fenomeno, spiega ancora Tundo, "risulta piu' diffuso tra le donne e tra coloro che vivono nelle regioni del Sud".
Non solo: secondo lo studio il 53% degli italiani, 26 milioni di persone, hanno avuto contatto diretto con persone che hanno sofferto di ansia e depressione.
Altissimi i costi sociali, in Europa, derivanti dalle malattie mentali: 240 miliardi di euro, il 44% dei quali attribuibili alla cura della sola depressione, una cifra comparabile alla spesa per la cura del cancro e delle patologie cardiovascolari.

TABAGISMO: un beta-bloccante al posto di una sigaretta

Una ricerca dell' Universita' del Maryland, riportata dal quotidiano britannico Daily Mail, ha scoperto che i beta-bloccanti, possono agire sulla memoria ed eliminare le sensazioni piacevoli che ci portano a desiderare una sostanza, e quindi cancellare la dipendenza.
A differenza delle altre terapie, come gomme e cerotti alla nicotina, quella elaborata dai ricercatori non agisce sulla sostanza che da' dipendenza, ma sulle memorie e risposte emotive che si scatenano quando desideriamo quella sostanza. "Fumare, cosi' come il consumare stupefacenti, aumenta il rilascio della dopamina, un neurotrasmettitore implicato nel movimento, nelle risposte emotive e nella memoria a breve termine", hanno spiegato i ricercatori. "Un alto livello di dopamina - hanno aggiunto - potrebbe ingannare il cervello, facendogli credere che la sostanza che da' dipendenza e' importante per lui.
Ogni volta che c'e' qualche stimolo ambientale associato alla sostanza (come guardare qualcuno che fuma o che beve un bicchiere di vino), si attiva una risposta emozionale e quindi il desiderio di ottenere la sostanza".
E' su questo sistema di memoria-desiderio che i ricercatori sono andati ad agire, sfruttando le caratteristiche dei beta-bloccanti.
I beta-bloccanti vanno ad interferire con la Noradrenalina, che e' implicata nei processi celebrali di gestione della memoria.
In pratica, i betabloccanti non cancellano la memoria, ma le risposte emotive che essa provoca.
Durante il trial clinico, che si sta svolgendo al Massachusetts General Hospital, a 50 fumatori incalliti verra' somministrato il beta-bloccante propanolo.
Saranno quindi sottoposti a una fase di eliminazione del fumo supportata da normali terapie come cerotti e gomme alla nicotina, per verificare l'effettiva efficacia dei beta-bloccanti.
Durante tutto l'esperimento saranno continuamente esposti a stimoli che invogliano al fumo.

I beta-bloccanti sono stati impiegati per diminuire la formazione di disturbi della memoria emozionale nel Disturbo Post traumatico da Stress, primo tra tutti il Propanolo (Inderal) mentre un altro studio recente ha candidato la Clonidina, altro farmaco per l’ipertensione che agisce bloccando un'altra categoria di recettori adrenergici i cosiddetti alfa-2.

martedì 23 giugno 2009

Le note del cuore: musicoterapia per curare ictus e infarti

Scienziati italiani scoprono una terapia musicale per curare infarti e ictus.
Lo studio, riportato sul Journal of the American Heart Association, ha rivelato che il ritmo musicale puo' rallentare o accelerare il flusso sanguineo, e che, alternando diversi ritmi, e' possibile controllare il flusso cardiovascolare e aiutare nella riabilitazione.
Luciano Bernardi dell' Univesita' di Pavia, autore dello studio, ha spiegato:
"Un ritmo piu' veloce aumenta la pressione e il battito cardiaco, mentre uno piu' lento li riduce".
Ai partecipanti dello studio sono state date delle cuffie e le variazioni del flusso sanguineo sono state misurate tramite elettrocardiogrammi.
"Abbiamo scoperto che anche cambiando lentamente il volume della musica si puo' ottenere lo stesso effetto", ha spiegato Bernardi.
"Ritmi rapidi a volume crescente - ha aggiunto - causano una leggera eccitazione, mentre quelli che rallentano causano un rilassamento.
Mettendo in pausa la musica abbiamo visto una riduzione della respirazione, pressione sanguinea e battito cardiaco, a volte anche al di sotto dei valori iniziali".

Sviluppo della dimensione del cervello correlata alla competizione sociale

Negli ultimi 2 milioni di anni, le dimensioni del cervello umano si sono triplicate, crescendo piu' velocemente rispetto a quello degli altri mammiferi.
Questo probabilmente per via della competizione sociale a cui gli esseri umani sono sottoposti.
Almeno queste sono le conclusioni di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della University of Missouri e riportato dal sito ScienceDaily.
Dopo aver esaminato l'organo umano, i ricercatori hanno preso in considerazione tre ipotesi diverse che potrebbero spiegare quest'estensione del cervello: il cambiamento climatico, motivazioni ecologiche e competizione sociale.
Tra queste quella che sembra aver convinto maggiormente i ricercatori e' l'ipotesi della competizione sociale.
Per testare le tre ipotesi i ricercatori hanno raccolto i dati su 153 teschi di ominidi che risalgono a 2 milioni di anni fa.
Prendendo in considerazione i luoghi e cambiamenti climatici globali dell'epoca in cui risalgono i fossili, e tenuti in debito conto il numero dei parassiti nella regione e la stima della densita' della popolazione nelle aree in cui sono stati trovati i teschi, i ricercatori hanno scoperto che la densita' della popolazione ha avuto il piu' grande effetto sulle dimensioni del cranio e quindi sulla sua capacita'.
"I nostri risultati - hanno detto David Geary e Thomas Jefferson, autori principali dello studio - hanno suggerito che le dimensioni del cervello sono aumentate maggiormente nelle aree con grandi popolazioni. Questo quasi sicuramente ha aumentato l'intensita' della competizione sociale".
Secondo i ricercatori, il cervello ha iniziato ad aumentare quando gli uomini hanno cominciato a competere per necessita' e status sociale.
I ricercatori pero' non hanno escluso del tutto l'ipotesi dei cambiamenti climatici.
Secondo loro, infatti queste mutazioni unite alle migrazioni avrebbero potuto portare a un aumento, seppur lieve, delle dimensioni del cervello.

sabato 20 giugno 2009

Le erbe amiche: la Consolida aiuta a ridurre i dolori muscolari


Fonte:
di Roberto Suozzi
http://http://www.repubblica.it/supplementi/salute/2009/06/18/benessereterapienonconvenzionali/
L'applicazione locale di una pomata a base di estratto di Consolida maggiore (Symphytum officinale; Fam.: Borraginacee) risulterebbe molto utile nel ridurre il dolore acuto che si ha nella dorsalgia e nella lombalgia.
Lo afferma uno studio, pubblicato sul British Journal Sports Medicine (Maggio 2009), su efficacia e sicurezza dell'utilizzo della Consolida, da parte della medicina tradizionale, nel trattamento del dolore muscolare e articolare.
La sperimentazione, svolta da ricercatori tedeschi (GRM Pharmaberatung GmbH, Rheinback Germany) ha coinvolto centoventi persone di sesso maschile (età media 36 anni), suddivise in due gruppi, per un periodo di circa cinque giorni. A un primo gruppo venne applicato del placebo, all'altro una pomata contenente un estratto di radici di Consolida maggiore al dosaggio di quattro grammi (per applicazione) per tre volte al giorno.
Nella valutazione finale quello che era stato trattato con la pomata di Consolida ha avuto un rilevante beneficio: "L'estratto delle radici di Consolida maggiore ha dimostrato una forte e clinicamente rilevabile azione di riduzione del dolore acuto", ha scritto il team di ricerca del dottor Staiger, il quale ha anche sottolineato che vi era stato anche un rapido miglioramento della mobilità.
A onor del vero questa non è la prima sperimentazione che dimostra le proprietà antidolorifiche della Consolida.
Cito, per fare un esempio, la rivista scientifica Arzneimittelforschung (2007) che pubblica uno studio dell' Istituto Galeazzi di Milano che ha valutato l'efficacia, nelle distorsioni della caviglia, di una pomata di Consolida a confronto del diclofenac in gel, un farmaco comunemente adoperato come antinfiammatorio e antidolorifico.
La sperimentazione condotta su centosessantaquattro persone (82 trattate con pomata di Consolida, le altre con pomata di diclofenac gel) ha dimostrato, almeno in questo studio, una superiorità della pomata di consolida rispetto al diclofenac e una sicurezza eccellente.
Assodate, almeno in questa fase, le proprietà antidolorifiche della pomata di Consolida, risulta quindi utilizzabile sia a livello muscolare che articolare.
Per quel che riguarda la tossicità, nell'utilizzo interno la Consolida contiene i pericolosi alcaloidi pirrolizidinici (contenuti in diverse piante) che hanno dimostrato un notevole grado di epatotossicità, e che possono anche indurre tumori del fegato.

Estroversione e tenere alto il tono dell'umore aiutano a prevenire le malattie anche quando il nostro corpo e' sottoposto a stress.

E' quanto emerge da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della University of Rochester e pubblicato sulla rivista Brain, Behavior and Immunity.
La capacita' del corpo di sopportare lo stress e' strettamente collegata alle malattie infiammatorie.
Questa abilita' non e' pero' connessa solo ai geni o al sesso, ma anche alla 'forza vitale' o alla personalita' di ognuno di noi.
Secondo i ricercatori l'infiammazione provocata dagli ormoni dello stress puo' avere un costo significativo per tutti gli organi del nostro corpo.
Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno studiato gli effetti dello stress e il loro legame con le malattie.
Le persone felici ed estroverse hanno livelli ematici molto piu' bassi di una sostanza chimica infiammatoria, l''interleuchina 6 (Il-6).
"Il nostro studio - ha detto Benjamin Chapman, coordinatore dello studio - ha effettuato un primo passo importante nel trovare una forte associazione tra una parte dell'estroversione e una specifica sostanza chimica infiammatoria, collegata allo stress".
Anche se lo studio ha rivelato che l'estroversione e la forza vitale sono collegati a bassi livelli di ormoni infiammatori, puo' essere difficile capire se e' questo o se sono i bassi livelli di Il-6 ad avere un effetto benefico sull'organismo.
"Dobbiamo essere cauti nell'interpretare questa associazione", ha detti Chapman. Inoltre, i ricercatori non sono sicuri su come stimolare le persone a cambiare la loro natura. L'esercizio fisico puo' essere solo una parte della soluzione in quanto e' in grado di ridurre gli ormoni dello stress.
"Al di la' dell'attivita' fisica - ha detto Chapman - alcune persone sembrano avere questa energia innata che le rende intrinsecamente coinvolte nella vita".
Il risultato?
Una maggiore capacita' del corpo di combattere lo stress fisico.
Ora i ricercatori sperano di poter trovare terapie specifiche, come ad esempio quelle utilizzate per il trattamento della depressione, per aiutare le persone a trovare il modo di accendere la loro 'forza vitale'.

Le varie aree del cervello «oscillano» in base a frequenze diverse

Fonte:http://www.corriere.it/salute/
Una ricerca italiana, pubblicata sul Journal of Neuroscience, condotta da un gruppo di scienziati coordinato da Marcello Massimini, del Dipartimento di Scienze Cliniche Luigi Sacco dell'Università degli Studi di Milano ha sperimentato una tecnica che apre a nuove possibilità diagnostiche. Per esempio, sarà possibile individuare direttamente quali sono le corde «stonate» nel cervello di pazienti colpiti da diverse patologie neurologiche.
Il metodo diretto per ottenere informazioni sulla struttura di un sistema consiste nel perturbarlo direttamente, per poi esaminarne la vibrazione, la cosiddetta frequenza naturale.
Un musicista fa qualcosa di simile quando accorda uno strumento musicale: pizzica le corde di una chitarra o batte un tasto del pianoforte e ascolta la nota che ne deriva.
Lo stesso approccio viene utilizzato in fisica, in geologia o in acustica, per studiare le caratteristiche di sistemi più o meno complessi.
Nel loro studio i ricercatori milanesi hanno applicato per la prima volta un approccio di questo tipo al cervello umano. Cioè hanno «perturbato» diverse aree della corteccia cerebrale e registrato le oscillazioni prodotte da ciascuna di queste.
Per farlo hanno utilizzato una combinazione di stimolazione magnetica transcranica (Tms) - una tecnica che permette di eccitare in maniera non invasiva i neuroni corticali - e di elettroencefalografia ad alta densità (hd-EEG).
In questo modo hanno dimostrato che, in soggetti sani, aree della corteccia cerebrale diverse sono «intonate» secondo ritmi elettroencefalografici diversi.
Quando direttamente perturbata, infatti, la corteccia occipitale (nella parte posteriore della testa) tende a generare oscillazioni elettroencefalografiche nella banda alfa (8-12 Hz), la corteccia parietale nella banda beta (13-20 Hz) e la corteccia frontale nella banda beta/gamma (21-50 Hz).
Questa metodica, sottolineano i ricercatori, permette di esplorare direttamente le proprietà elettrofisiologiche di diverse aree della corteccia cerebrale umana, insondabili con altre tecniche.
In particolare, poiché quella di produrre oscillazioni elettriche a frequenze specifiche è una virtù fondamentale della corteccia cerebrale, questa tecnica apre nuove possibilità diagnostiche per le persone affette da diverse condizioni neurologiche e psichiatriche come la depressione, la schizofrenia, l'epilessia e il coma.

giovedì 18 giugno 2009

UROTENSINA II e recettore GPR14: nuova ricerca per curare la disfunzione erettile

Trovata una nuova molecola attiva contro la disfunzione erettile, che agisce in modo più diretto del Viagra, aumentando la concentrazione di ossido nitrico: si tratta dell' urotensina II, una molecola scoperta molti anni fa nei pesci ed ora dimostratasi capace di indurre l'erezione nei topi.
Si tratta di una scoperta tutta italiana di Giuseppe Cirino Preside della Facoltà di Farmacia dell' Università Federico II di Napoli in collaborazione con Ettore Novellino della stessa facoltà, che sarà pubblicata sul Journal of Sexual Medicine. L'Urotensina II è un peptide vasoattivo cioè favorisce contrazione o dilatazione dei vasi sanguigni scoperto circa 30 anni fa, spiega Cirino all'Ansa.
E' stato poi scoperto che questo peptide agisce legandosi al recettore GPR 14.
Nell'uomo, continua Cirino, l'Urotensina II è presente insieme al suo recettore nel sistema cardiovascolare ed in alcune aree del sistema nervoso centrale.
"In questo lavoro abbiamo dimostrato che il recettore GPR 14 è presente anche sull'endotelio vascolare del corpo cavernoso umano e che la sua attivazione provoca rilassamento di strisce di corpo cavernoso umano in vitro".
"La somministrazione intracavernosa dell'urotensina nel ratto causa erezione - spiega Cirino - inducendo l'endotelio a liberare ossido nitrico.
Pertanto questo peptide rappresenta una nuovo target terapeutico nella cura della disfunzione erettile".

Con la dieta possiamo prevenire e rallentare la progressione del tumore prostatico

Secondo lo studio australiano, pubblicato dal Journal of Human Nutrition and Dietetics, un'alimentazione di questo genere puo' aiutare a rallentare la progressione del tumore negli uomini che gia' hanno il cancro alla prostata.
Il ruolo della dieta nel cancro alla prostata non e' pienamente compreso dai medici, chiarisce l'autore della ricerca, Dr. Robert Ma, della University of New South Wales, a Sydney, e gli studi condotti su singoli cibi o sostanze nutritive (latticini, calcio, pomodori, licopene) sono giunti a conclusioni contrastanti.
La ricerca, condotta da una equipe di scienziati australiani, ha passato in rassegna una serie di studi precedenti, pubblicati dagli Anni Novanta ad oggi.
E' cosi' emerso che, in generale, un'alimentazione ricca di grassi, carni lavorate e grigliate e formaggi si lega a un rischio piu' alto di sviluppare il cancro alla prostata.
Al contrario, gli uomini che mangiano molte verdure, vitamina E, soia, pesce e acidi grassi omega 3 sembrano avere un rischio piu' basso di ammalarsi.
Tuttavia, pur mancando prove "conclusive", la dieta e' in grado di influire sul rischio di cancro alla prostata, secondo il Dr Ma. Le ricerche analizzate dalla sua equipe suggeriscono che mangiare carne grigliata o lavorata o latticini piu' di cinque volte a settimana si associa a un rischio piu' alto di cancro alla prostata, mentre il rischio diminuisce o la malattia progredisce piu' lentamente se l'alimentazione abbonda di pesce, acidi grassi omega 3 (che si trovano per esempio nei semi di lino), pomodori e broccoli.
Il Dr. Ma ricorda: non occorre prendere supplementi che contengono le sostanze benefiche.
Anzi, i supplementi, hanno provato alcune ricerche, possono essere dannosi.
Il segreto sta nell'alimentazione, che deve essere sana e bilanciata.

martedì 16 giugno 2009

Cellulite: consigli utili per prevenirla e curarla

Facile riconoscerla, difficile trovare le strategie vincenti per curarla: la cellulite non è un problema estetico.
Tutto nasce da un’alterazione del microcircolo, oltre che da una predisposizione e da fattori ormonali.
Pillola contraccettiva, sovrappeso, fumo e vita sedentaria non fanno che peggiorare il problema, ma non ne sono la causa primaria: ecco perché anche donne magre possono avere la cellulite.
Quando la microcircolazione va in tilt, i capillari si sfiancano, lasciando uscire la parte liquida del sangue che invade lo spazio tra le cellule formando gonfiori.
Il sangue proveniente dalle arterie non riesce a raggiungere i tessuti, quello venoso non riesce ad essere ripulito dalle tossine ed ecco la caratteristica pelle a “buccia d’arancia”.
Il ristagno comprime i vasi, le terminazioni nervose e le cellule adipose.
Se queste si rompono, fuoriesce grasso che l’organismo incapsula con fibre di collagene formando noduli dolorosi: è la pelle “a materasso”, situazione particolarmente critica.
Contrastare la cellulite richiede metodo e pazienza.
Il percorso coinvolge alimentazione, sport, integratori, cosmetici e massaggi.
Cominciamo dalla tavola: è bene privilegiare le proteine, che favoriscono la diuresi.
Tra i cibi proteici, ideale è il pesce: leggero, contiene poco sale, molti acidi grassi omega 3, benefici per la salute e la pelle, e buone quantità di iodio, microelemento che contrasta il ristagno dei liquidi.
Frutta e verdura sono essenziali per fare il pieno di sali minerali e vitamine e far funzionare al meglio fegato e reni addetti alla depurazione dei tessuti.
Per drenare, ridurre i gonfiori e rinforzare i capillari, non possono mancare sulla tavola ananas, asparagi e frutti di bosco.
A livello cosmetico, le mosse vincenti sono: stimolare la microcircolazione, drenare e fornire ossigeno ai tessuti.
Nelle formulazioni non mancano caffeina, teofillina e carnitina che frammentano il grasso delle cellule adipose e lo eliminano per via renale.
Tra gli altri estratti vegetali più diffusi ricordiamo escina, centella asiatica, rusco, gambo di ananas, betulla, spirea, ginkgo che riducono l’eccessiva permeabilità dei capillari e contrastano la ritenzione.
Quanto agli integratori, puntano a ridurre la formazione di depositi di grasso e a ridurre quelli esistenti.
Contengono sostanze stimolanti che aiutano a far bruciare i grassi ed estratti vegetali con azione diuretica e drenante come tarassaco, tè verde, escina, ananas e centella asiatica.
Infine, essenziale anche lo sport: aiuta a sciogliere il grasso corporeo, a stimolare la circolazione e a tonificare i muscoli, dando armonia alla silhouette.
Ottimi corsa, bicicletta e gli sport in acqua.
Approfittiamo dei week end al mare per camminare in acqua: è il modo migliore per attivare la pompa venosa situata sotto il piede e favorire la risalita del sangue.

venerdì 12 giugno 2009

INFLUENZA SUINA: OMS ed emergenze sanitarie vere e mediatiche

Fino ad oggi sono 74 i paesi colpiti dal virus, con un contagio di 28mila persone e 141 morti.
L'Organizzazione mondiale della sanità ha innalzato l'allerta per l'influenza A fino al livello 6, quello della pandemia.
Il viceministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha nel frattempo dichiarato che entro due anni si deve vaccinare tutta la popolazione italiana, per evitare che il virus A/H1N1 diventi un problema nazionale.
Sars, aviaria e morbo della mucca pazza:
dovevano essere pandemie virali in grado di contagiare tutto il mondo ma la loro diffusione è stata limitata a qualche migliaio di casi.
Bisogna ammettere che hanno avuto nei media una grande cassa di risonanza.
Sicuramente sono patologie da tenere sotto controllo, ma bisogna pensare ad Aids, malaria, morbillo e diarrea la cui diffusione porta al decesso alcuni milioni di persone nel mondo.
Aids: Secondo l’Unicef 33,2 milioni di persone nel mondo sono sieropositive, 2,1 milioni hanno un'età inferiore ai 15 anni e circa il 90% di essi vivono nell'Africa sub-sahariana.
Nel 2007 2,5 milioni di persone hanno contratto il virus.
Di queste, 420.000 sono bambini sotto i 15 anni.
Nel 2007, 2,1 milioni di persone sono morte per cause correlate all'AIDS.
Di queste, 290.000 erano bambini sotto i 15 anni. In Italia i casi di Aids accertati dall'inizio dell'epidemia (il primo caso registrato è del 1982) al 2004 sono stati circa 53.000, di cui oltre 33.000 con esito letale.
Il numero dei sieropositivi è stimato intorno ai 140.000, di cui circa un terzo donne.
Ogni anno nel nostro paese dalle 3.500 alle 4.000 persone contraggono il virus dell'HIV, e circa metà entrano nella fase della malattia vera e propria.
Desta preoccupazione il fatto che i casi di Aids conclamato abbiano cessato di diminuire dal 2001 in poi.
Malaria: a causa di questa terribile malattia ogni giorno in Africa muoiono 3 mila bambini.
In tutto il mondo ogni anno vengono contagiati fra i 300 e i 500 milioni di persone. 2 milioni muoiono, la maggior parte costituita da bambini sotto i cinque anni. In Sierra Leone, la malaria causa il 40% dei decessi tra i bambini.

Morbillo: la riduzione del 60%, a livello mondiale, dei decessi per morbillo tra il 1999 e il 2005, rappresenta un importante successo dell’Oms.
Ma il numero di persone morte di morbillo resta ancora alto: nel 1999, secondo l’Oms, morivano 873.000 persone, nel 2005 345.000.
La diarrea: Ogni anno quasi 2 milioni di bambini muoiono di diarrea: si tratta del 18% dei decessi infantili (fonte Iss)

LE TRE GRANDI PANDEMIE del XX SECOLO
1918-19 - "Spagnola" - (Virus A H1N1) Colpì dal 20 al 40% della popolazione mondiale, con una mortalità molto elevata; fece più vittime della Prima Guerra Mondiale.

1957-58 - "Asiatica" - (Virus A H2N2) Provocò oltre 1 milione di morti, soprattutto anziani e bambini. Prese origine dalla Cina e si diffuse soprattutto per contagio di comunità, nelle scuole e poi nelle famiglie.


1968-69 - Influenza "Hong Kong" - (Virus A H3N2) Provocò oltre 1 milione di morti, soprattutto anziani e bambini. Il virus fu isolato ad Hong Kong all'inizio del '68. Il virus circola ancora oggi..

martedì 9 giugno 2009

Il battito cardiaco nell'embrione concorre alla formazione del sangue

E' grazie allo studio compito da Luigi Adamo, pubblicato su Nature e rilanciato in Italia da Le Scienze web news se sappiamo che e' il primo battito del cuore a originare la formazione del sangue.
Adamo e i suoi collaboratori hanno condotto lo studio utilizzando cellule staminali embrionali di topo dimostrando che lo shear stress cioe' la frizione generata sulla parete dei vasi sanguigni dal movimento di fluido al loro interno, stimola la maturazione del sangue, mentre in mancanza del battito cardiaco e quindi del flusso intravascolare l'embrione non riesce a sviluppare il sangue in maniera appropriata.
Ecco perche' il cuore dell'embrione comincia a battere prima che i tessuti abbiano bisogno di essere irrorati dal sangue. Questo lavoro apre le porte alla produzione in laboratorio di sangue artificiale senza necessita' di utilizzo di embrioni umani.
Le cellule staminali totipotenti si possono infatti ottenere dall'embrione o riprogrammando le cellule adulte.
Tutte le cellule del sangue - globuli rossi, globuli bianchi e piastrine - si originano da un'unica cellula: la cellula staminale ematopoietica.
Questa cellula viene prodotta nelle prime fasi dello sviluppo di un nuovo organismo e garantisce la produzione di sangue per tutta la vita dell'individuo.
Considerata questa enorme potenzialita', molti gruppi di ricerca hanno cercato di capire i meccanismi che guidano la nascita di questo tipo particolare di cellula col fine di produrla in laboratorio ed usarla per curare malattie del sangue.
Adesso la realizzazione in laboratorio della cellula staminale ematopoeitica e di nuove terapie per la cura di leucemie, linfomi e talassemie e' ancora piu' vicina.

IntelliGender:il sesso del nascituro in 10 minuti

Il test IntelliGender, permette di sapere il sesso del feto dopo dieci settimane dal concepimento e garantisce una precisione del 78-80 %.
Gia' sugli scaffali delle farmacie di vari Paesi (in Usa e' vendita' del 2006) o acquistabile on-line, il test richiede appena 10 minuti e risponde a una curiosita' che, in altro modo, viene risolta di solito dall'ecografia non prima della ventesima settimana di gestazione.
Il test funziona grazie a un ormone presente nelle donne che aspettano una bambina e che, mescolato a un agente chimico fornito dal kit, fornisce la risposta: il campione diventa verde in caso di un maschietto, arancione se femmina.
Il timore pero' e' che il test possa aumentare gli aborti selettivi, che un genitore cioe' possa decidere se portare avanti una gravidanza in base al risultato del test.
"Si prenda una donna con tre figlie femmine che vuole un maschio: se fa il test dopo 10 settimane, e non ottiene il risultato che vuole, magari puo' decidere di interrompere la gravidanza e provarci di nuovo", ha detto Jennifer Parks, della Loyola University di Chicago.
"A dieci settimane, molti considerano di avere nel grembo solo un embrione prematuro, cosa ben diversa da un feto piu' sviluppato".

giovedì 4 giugno 2009

Bagni di sole integrali, ma.... in costume da bagno

Ecco a voi il gadget dell'estate 2009.
Si chiama Tan Through ed è un particolare costume di tessuto micro-traforato che riesce a far passare i raggi solari favorendo un’abbronzatura totale come se non si avesse niente addosso!
Creato dalla ditta Kiniki, Tan Through è disponibile in svariate variati, sia per uomo che per donna: costumi a slip, boxer, interi, due pezzi...
Confrontandolo con i costumi tradizionali non sembra ci siano sostanziali differenze.
L'unica differenza stà nel tessuto denominato transol: tutto traforato a livello microscopico e capace di lasciare passare l’80% dei raggi solari.
I prezzi?
Vanno da 20 euro per i modelli maschili ai 40 circa di quelli femminili.
Non è solo una questione di moda, pensiamo ai benefici raggi infrarossi non solo agli abbronzanti UVA,un vero toccasana per tutti, ma in particolare per chi soffre di disturbi osteoarticolari.
In Italia l'orario ottimale per concedersi un bel bagno di sole anche sul proprio terrazzo: dalle 8 alle 10 e dalle 18 alle 20
Per una guida online all'elioterapia Benvenuto sole

mercoledì 3 giugno 2009

Liberarsi dei chili di troppo e mantenere per sempre il peso forma:novità in arrivo

Uno studio dei ricercatori dell'Ifr, l' Istituto di ricerca alimentare a Norwich, nel Regno Unito, pubblicato dal British Journal of Nutrition, sta perfezionando un nuovo prodotto, a base di acqua, olio d'oliva e uno stabilizzatore usato nella panificazione, che aiutera' a sentire piu' a lungo e con maggiore efficacia il senso di sazieta'.
I ricercatori sostengono che questa miscela riesce a mantenere lo stomaco pieno anche 12 ore dopo aver mangiato.
Certo, ci vorranno dai 5 ai 10 anni perche' si possa vedere questo prodotto miracoloso sui nostri scaffali, ma gli scienziati sono ugualemente soddisfatti:
"E' la prima volta che constatiamo un effetto cosi' incisivo - spiega il dottor Martin Wickham, dell'Ifr - e questa miscela potrebbe essere utilizzata come ingrediente principale in nuovi alimenti, per aumentare la sazieta' e l'assorbimento di calorie". L'ingrediente rivoluzionario e' stato sviluppato dal dottor Wickham e dal dottor Richard Faulks presso l' l'Istituto di ricerca alimentare dell'Universita' di Notthingam usando una risonanza magnetica per vedere gli effetti sullo stomaco.
Il progetto, durato tre anni e finanziato dal Centro di ricerca biotecnologica e delle scienze biologiche, di cui l'Ifr fa parte, ha testato due tipi di miscele: una con il Tween 60, un tensioattivo polisorbato usato anche in torte e pasticcini e un altro con lo Span 80.
I due composti sono molto simili chimicamente ma il Tween 60 riesce a matenere stabile il rapporto tra olio e acqua nello stomaco.
La miscela e' stata diluita con caffe' e con dadi e poi fatta provare a 11 volontari: nello stomaco di chi aveva bevuto il Tween 60 il prodotto raddoppiava il suo volume gia' dopo un'ora.
Questo perche' quando l'acqua viene separata dall'olio lascia lo stomaco molto piu' velocemente mentre amalgamata all'olio ci rimane per un periodo piu' lungo.
Per ora la miscela e' solo sotto forma di drink, ma sarebbe piu' utile se fosse inserita all'interno di cibi solidi.
"Conservare quello che ingeriamo per periodi piu' lunghi - sottolinea Wickham - ci aiutera' a sentirci piu' sazi e a controllare l'indice di obesita' in un modo molto piu' semplice" e senza grandi sacrifici a tavola.
In attesa di questo ausilio complementare ad un'alimentazione equilibrata nelle sue componenti nutrizionali il sito www.giustadieta.it mette a disposizione un'ampia raccolta di menù dietetici, per scegliere, sempre dietro consiglio del medico, il regime alimentare più idoneo per ritrovare e mantenere il nostro peso forma.

Musicoterapia in neonatologia

Gli ospedali che fanno ascoltare la musica ai bebe' nati prematuri li aiutano a crescere e a star bene, secondo quanto ha dimostrato uno studio canadese.
Secondo i ricercatori, la musica tranquillizza sia i bambini che i genitori e al tempo stesso riesce a far crescere i neonati piu' rapidamente, abbreviando la degenza in ospedale.
L'equipe canadese ha passato in rassegna nove studi e ha scoperto che la musica riduceva nei bebe' la sofferenza durante una serie di procedure mediche dolorose e li aiutava a mangiare di piu'.
La musica sembrava avere effetti positivi anche su parametri fisiologici quali il battito cardiaco e la respirazione, si legge sugli Archives of Disease in Childhood.
In Canada, sono sempre piu' numerose le unita' neonatali che usano la musica per curare e far crescere i bambini prematuri.
La musica utilizzata negli studi presi in considerazione era in prevalenza costituita da ninne nanne e cantilene per bambini, ma anche da suoni aggiuntivi, che mimavano quelli che il feto sente nel grembo materno.
In un caso i bambini hanno ascoltato musica dal vivo: ninne nanne cantate da una donna accompagnata dall'arpa.
Alcuni ospedali usano anche la musica classica, per esempio Mozart.
Gli autori dello studio, dottor Manoj Kumar e colleghi, hanno dichiarato: "Le prove raccolte ci mostrano che la musica puo' avere effetti benefici sui parametri fisiologici, sul benessere e la riduzione del dolore nel trattamento dei bambini piu' piccoli".