Potrebbe essere questo lo slogan del convegno organizzato giovedi' prossimo a Roma da un gruppo di medici dell' Universita' Cattolica del Sacro Cuore in cui verrà presentato un nuovo studio nordeuropeo eseguito su 60.000 lavoratori nordeuropei durante gli ultimi dieci anni.
Cifre alla mano, se si e' impiegati in un'azienda con bassa giustizia lavorativa e' piu' probabile avere un infarto e soffrire di malattie cardiovascolari, di ulcera, di colite.
In poche parole: se ci sentiamo vittime di un capo male-organizzato, arrogante e che ce l'ha sempre con noi andiamo incontro a disturbi fisici anche gravi, mentre se abbiamo la percezione di lavorare in un posto in cui siamo rispettati, sappiamo quali sono gli obiettivi dei vertici aziendali e siamo circondati da colleghi corretti e sereni, ne guadagneremo anche in salute.
"Occorre insistere sul concetto di 'lavoro umano'", ha spiegato Nicola Magnavita, esperto di medicina del lavoro e tra gli organizzatori del convegno, "e abbandonare lo stereotipo tipicamente italiano di un modello di lavoro che ci fa sentire, sempre e comunque, sottomessi e precari.
Lo stress da lavoro ha un peso non indifferente sulla nostra vita, ci rende meno produttivi e ci fa ammalare di piu'.
Ma e' tutta una questione di percezione dell'ambiente e del clima lavorativo: lavorare sereni in un posto che percepiamo equo e giusto non solo ci aiuta a stare bene in salute, ma ci sostiene nel superare le disgrazie e gli eventi sfavorevoli che la vita puo' riservarci".
Tre i livelli di 'ingiustizia lavorativa' analizzati dagli esperti del nord Europa:
procedurale (le procedure non sono chiare e non seguono criteri di merito),
interpersonale (si e' trattati senza riguardo e rispetto sia dal punto di vita professionale sia umano)
informativa (si ricevono informazioni parziali o distorte sugli obiettivi lavorativi).
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