mercoledì 2 maggio 2007

Le condotte antisociali iniziano dall'infanzia



di: Johann Rossi Mason

Esiste un nesso di continuità tra l'infanzia e l'età adulta, almeno per ciò che riguarda le cosiddette “condotte antisociali”.

Non che ad infanzia e adolescenza turbolente non possa seguire una età adulta equilibrata, tutt'altro.

Ciononostante secondo un recente studio apparso sull'ultimo numero del British Medical Journal, curato dal Dipartimento di Psichiatria dell'Infanzia e Adolescenza della Guy's King's and St. Thomas Medical School di Londra, il comportamento antisociale degli adulti affonda le proprie radici nei primi anni della vita.
La ricerca ha preso in esame un gruppo di gemelli selezionati durante l'infanzia e seguiti per i 10-25 anni successivi.

I soggetti, per un totale di 225, sono stati intervistati relativamente a disturbi psichiatrici, funzionamento psicosociale e fattori di rischio sia psicologici che cognitivi.

I risultati hanno mostrato che iperattività da bambini e disordini nella condotta nei primi anni di vita costituiscono un fattore predittivo di comportamenti antisociali e criminali in età adulta.

Inoltre un basso quoziente intellettivo e difficoltà di lettura sono i problemi maggiormente riscontrati come situazioni a rischio.

Identificare precocemente comportamenti distruttivi – suggeriscono gli autori – e valutare adeguatamente la presenza di altri sintomi può permettere interventi preventivi mirati.

Un aspetto da tenere in adeguata considerazione se è vero, come sostengono i ricercatori inglesi, che i disordini della condotta sono il disturbo psichiatrico più diffuso tra i bambini e che di questi circa un terzo sviluppa tratti di personalità antisociale da adulto.

Predittori tipici includono elevati livelli di aggressività, iperattività, solitudine e mancanza di amicizie.

Altri fattori sono stati identificati nella delinquenza di gruppo tra coetanei e situazioni in cui i bambini siano precocemente proiettati nella vita adulta.

Nonostante tutti questi elementi rappresentino un ponte verso un’età adulta problematica non è noto in che modo essi continuino ad esercitare i loro effetti nella media e tarda età adulta.


Istituzione scientifica citata nell'articolo: Guy's King's and St. Thomas Medical School

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