sabato 21 luglio 2007

La realtà ? non esiste




29 agosto 2006
Pseudoscienza: è ogni disciplina che utilizza metodi non scientifici per tentare di spiegare eventi e fenomeni naturali, ma apparentemente insoliti, inspiegabili.

Una pseudoscienza si avvale di metodi differenti dal metodo scientifico (o metodo sperimentale), che è alla base della scienza moderna.
Il prefisso pseudo (dal greco pseudos, ossia falso) sta ad indicare che una pseudoscienza non ha nulla da condividere con la scienza. (fonte:wikipedia)

Le religioni e le filosofie orientali, da lungo tempo sostengono che il mondo materiale è una illusione, e che noi stessi non saremmo delle entità fisiche che si muovono in un mondo fisico, ma che in realtà tutto l'universo come noi lo intendiamo farebbe parte del campo della pura illusione.

Siamo quindi realmente come gli uomini della caverna Platonica che, costretti in catene in un luogo chiuso dove scorgono solo le ombre del mondo reale proiettate su di un muro, credono che la realtà sia solo quella che riescono a vedere direttament ?

Vediamo cosa ci dice a proposito la pseudoscienza.

Partiamo però (oibò) da un vero esperimento scientifico famosissimo, del 1982, quando un'équipe di ricerca dell'Università di Parigi, diretta dal fisico Alan Aspect, scoprì che, sottoponendo a determinate condizioni delle particelle subatomiche, come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente una con l'altra indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o di 10 miliardi di chilometri.

Dopo lo sbigottimento iniziale furono formulate due sole possibili spiegazioni: o la teoria di Einstein che esclude la possibilità di comunicazioni più veloci della luce era da considerarsi errata, oppure le particelle subatomiche sono connesse non-localmente. Poiché la maggior parte dei fisici nega la possibilità di fenomeni che oltrepassino la velocità della luce, l'ipotesi più accreditata è che l'esperimento di Aspect sia la prova che il legame tra le particelle subatomiche sia effettivamente di tipo non-locale.

In seguito a questo esperimento, David Bohm, noto fisico dell'Università di Londra, recentemente scomparso, sostenne che le scoperte di Aspect implicavano che la realtà oggettiva non esiste.

Nonostante la sua apparente solidità, l'universo è in realtà un fantasma, un ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato.

Per capire come mai il Prof. Bohm abbia fatto questa sbalorditiva affermazione, spieghiamo cosa è un ologramma.

Un ologramma è una fotografia tridimensionale prodotta con l'aiuto di un laser, dove l'oggetto da fotografare viene prima immerso nella luce di un raggio laser, poi un secondo raggio laser viene fatto rimbalzare sulla luce riflessa del primo e lo schema risultante dalla zona di interferenza dove i due raggi si incontrano viene impresso sulla pellicola fotografica. Quando la pellicola viene sviluppata, illuminandola con un altro raggio laser, ecco apparire il soggetto originale. La tridimensionalità di tali immagini non è l'unica caratteristica interessante degli ologrammi, difatti se l'ologramma di una rosa viene tagliato a metà e poi illuminato da un laser, si scoprirà che ciascuna metà contiene ancora l'intera immagine della rosa.

Anche continuando a dividere le due metà, vedremo che ogni minuscolo frammento di pellicola conterrà sempre una versione più piccola, ma praticamente intatta, della stessa immagine. Tornando all'esperimento di Aspect, Bohm si convinse che il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto indipendentemente dalla distanza che le separa, risiede nel fatto che la loro separazione è un'illusione.

Ecco la sua spiegazione in un esempio: “Immaginate un acquario contenente un pesce. Immaginate anche che l'acquario sia visibile solo attraverso due telecamere, una posizionata frontalmente e l'altra lateralmente rispetto all'acquario. Mentre guardiamo possiamo pensare che i pesci visibili sui monitor siano due entità separate, ma continuando ad osservare i due pesci, alla fine ci accorgeremo che vi è un certo legame tra di loro: quando uno si gira, anche l'altro si girerà; quando uno guarda di fronte a sé, l'altro guarderà lateralmente.

Potremmo arrivare a credere che i due pesci stiano comunicando tra di loro, istantaneamente e misteriosamente”. Secondo Bohm quindi il comportamento delle particelle subatomiche indica chiaramente che vi è un livello di realtà del quale non siamo minimamente consapevoli, una dimensione che oltrepassa la nostra. Se le particelle subatomiche ci appaiono separate è perché siamo capaci di vedere solo una porzione della loro realtà, ma in realtà sarebbero l'immagine di qualcosa di sottostante, unitario, un super-ologramma che si estende attraverso tutto l'universo fisico che percepiamo. E poiché ogni cosa nella realtà fisica è costituita da queste “immagini”, ne consegue che l'universo stesso è una proiezione, un ologramma appunto.

Ogni cosa animata e inanimata, noi stessi, saremmo un ologramma.

Come come ?

Il nostro corpo un ologramma ?

“Ma è assurdo” potrebbe obiettare qualcuno, questo significherebbe per la prorpietà olografica descritta pocanzi che ogni singolo organo del corpo umano, conterrebbe l'informazione dell'intero corpo.

Ed infatti sembra proprio essere così, vediamo perché.

Le terapie relative alla riflessologia, conosciute da migliaia di anni, utilizzano proprio questo principio e oltre alla arcinota riflessologia plantare, che usa vari punti del piede per agire sull'intero corpo, abbiamo una riflessologia della mano, una dei denti, una iridologia che usa gli occhi, una auricoloterapia per l'orecchio, e anche una idrocolonterapia che si basa su lavaggi incrementali dell'intestino, solo per citarne alcune.

Ma la domanda a questo punto è: chi mantiene ‘vivo’ l'ologramma ? Semplice, noi stessi, o meglio la nostra “mente”, non il cervello, (anch'esso un ologramma) ma la nostra Coscienza: cogito ergo sum, mai frase più azzeccata.

E invece cosa resta della realtà oggettiva ?

Per dirla in parole povere: non esiste.


Libri consigliati:

- Michael Talbot “Tutto è uno - L'ipotesi della scienza olografica“ (1997)

- William Arntz, Betsy Chasse, Mark Vicente “Che Caspita Sappiamo Veramente ? What the Bleep do We Know ?” (2006 )



1 commento:

Silvia Bertolucci ha detto...

poste sempre molto interressanti!!!!