r.s. a cura della redazione ECplanet
Comprendere le azioni altrui è una necessità fondamentale nella vita quotidiana e diventa una sfida decisiva per gli atleti di alto livello che devono affinare la capacità di prevedere ed anticipare quelle sul campo di gioco. Ora una ricerca tutta italiana - pubblicata ieri on line sulla prestigiosa Nature Neuroscience - ha evidenziato che gli atleti d'élite sono effettivamente capaci di prevedere l'esito di un'azione in una gara della loro disciplina (ma non di altri sport). Lo studio ha preso in esame la pallacanestro e coinvolto tre gruppi di soggetti: il primo composto da giocatori di eccellenza di questo sport, il secondo da giornalisti sportivi e allenatori non praticanti, il terzo da persone che non lo avevano mai praticato. Il confronto tra i gruppi ha consentito di capire se bastava un'esperienza, anche notevole, come spettatore per riuscire a predire l'esito di un'azione di gioco oppure se questa occorreva anche saperla eseguire.
I risultati hanno mostrato che solo gli atleti sono in grado di prevedere, con altissima precisione e largo anticipo, l'andamento di tali azioni.
La ricerca ha coinvolto l'IRCCS Fondazione Santa Lucia e l'Università di Roma La Sapienza.
È stata realizzata da Salvatore Maria Aglioti in collaborazione con Cosimo Urgesi dell'IRCCS Eugenio Medea-Polo Regionale Friuli Venezia Giulia e Paola Cesari della Facoltà di Scienze Motorie dell'Università di Verona.
Il lavoro scientifico si è avvalso dei finanziamenti del Ministero dell'Università e Ricerca e del Ministero della Sanità. Lo studio si è svolto in due fasi.
Nella prima ai tre gruppi di soggetti sono stati fatti osservare filmati che mostravano tiri liberi di pallacanestro e tiri in porta nel gioco del calcetto, interrotti a diversi intervalli temporali dall'inizio del loro svolgimento. Nella metà dei casi i tiri erano dentro il canestro o nella porta e nell'altra metà fuori. Gli osservatori dovevano giudicare se il tiro sarebbe andato a segno o no. Nella seconda fase è stata utilizzata la tecnica neurofisiologica della stimolazione magnetica transcranica (TMS) che ha consentito di esaminare lo stato funzionale del sistema motorio durante l'azione osservata: sia gli atleti che gli “osservatori esperti” (giornalisti sportivi ed allenatori) hanno presentato una maggiore attività durante i tiri a canestro rispetto a quelli in porta. Tuttavia, solo negli atleti di pallacanestro il sistema motorio è risultato specificamente attivato durante l'osservazione dei tiri fuori del canestro, peraltro proprio nell'istante in cui la mano imprimeva alla palla la rotazione necessaria a determinare il successo o l'insuccesso dell'azione. Complessivamente dallo studio è emerso che il gruppo degli osservatori esperti e quello dei semplici “tifosi” hanno saputo prevedere l'andamento dei tiri solo nella loro fase finale, basandosi principalmente sulle informazioni che provenivano dall'andamento della traiettoria della palla. Gli atleti di basket, invece, sono stati in grado di predire l'esito dei tiri fin dai primi istanti dell'azione osservata: ciò ha indicato che essi basavano la loro predizione sulla lettura della cinematica del corpo dell'altro atleta che la stava compiendo. Inoltre, la capacità di giudicare l'esito del tiro a partire dai movimenti del corpo ha permesso loro di predire con elevatissima accuratezza e con molto anticipo il destino dei tiri sbagliati, come se l'errore già contenuto nella cinematica dell'azione fosse subito captato e trasformato in informazione rilevante per una predizione assai più precoce e precisa del suo esito finale. Lo studio potrà quindi avere notevoli ricadute nella scelta del tipo di allenamento e, potenzialmente, sarà in grado di ottimizzare il raggiungimento dei risultati durante un confronto agonistico ai massimi livelli, miscelando opportunamente addestramento motorio e attenta osservazione delle azioni sia dei compagni di squadra sia degli avversari.
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