di: Johann Rossi Mason
Chiunque debba affrontare il pianto di un neonato prima o poi si chiederà se non esista una formula magica per farlo smettere. Dopo aver tentato tutto o quasi, dopo aver dato biberon, cambiato pannolino, cullato, cantato, abbracciato, il livello di sopportazione tende a diminuire in maniera inversamente proporzionale alla durata del pianto. Per non parlare della frustrazione di un genitore che non riesce a calmare il proprio bambino.
Si é messo a studiare possibili soluzioni il professor dell’Università della California Harvey Karp, pediatra ed autore di un libro di pediatria che sta riscuotendo un grande successo negli Stati Uniti. A noi alcuni rimedi sono sembrati un po’ datati ma Karp garantisce che siano efficaci. Non ci rimane quindi che provare a metterli in pratica e sperare che la scienza sia più affidabile dell’istinto. Non dimentichiamo però che il pianto è un modo del tutto normale per comunicare le sue emozioni e i suoi bisogni e quindi invece di limitarci a farlo smettere dovremmo imparare a ‘decodificarlo’.
Karp sostiene che i neonati subiscano un vero e proprio ‘sfratto’ dall’utero materno, vissuto come caldo e sicuro e che ciò avviene quando hanno ancora bisogno di essere carezzati e contenuti dal grembo materno che attutisce anche i rumori circostanti. Il pianto quindi alcune volte è il risultato di un senso di perdita, sia del rumore costante del battito cardiaco della madre, sia degli stimoli ormonali presenti nell’utero. Gli stimoli del mondo esterno sono molto diversi ed è normale che il neonato vi reagisce in maniera intensa, come a tutto ciò che gli è estraneo.
Studi passati hanno mostrato che in media i bambini di sei settimane trascorrono a piangere circa 3 ore e mezza al giorno (certo non di seguito) a causa di difficoltà nell’accudimento da parte dei genitori, stress coniugale e depressione post partum. Per molti anni poi si è pensato che le famigerate coliche infantili fossero provocate da problemi gastrointestinali, ma ciò non è sempre vero. Sembrano invece – a detta del professor Karp – associate al temperamento del neonato, agli stimoli ambientali e all’immaturità del sistema nervoso.
Il metodo proposto dal pediatra americano sembra abbia il potere di calmare i bambini più irrequieti ricorrendo a 5 strategie:
1 – Fasciatura – Avvolgere saldamente ma senza stringere il bambino in una copertina calda, imita la sensazione di calore e protezione dell’utero materno. Fermare i movimenti incontrollati di braccia e gambe aiuta a controllare il pianto eccessivo. Il contenimento per diverse ore al giorno rende i neonati più calmi. Una usanza ben nota alle nostre nonne e che per alcuni versi poteva sembrare una barbara costrizione.
2 – Tenere il bambino a pancia in giù quando è sveglio. Gli esperti sostengono che in questa posizione non percepiscono la sensazione di cadere nel vuoto. Al contrario mai tenerli sulla pancia quando dormono.
3 – All’interno dell’utero vi è un costante suono frusciante, simile ad un sibilo: è il sangue della madre che viaggia nelle arterie. Si può ricreare un rumore simile con CD che suggeriscono rumori di ruscello o con un phon a bassa velocità.
4 – Cullare – I neonati adorano i movimenti ritmici, cullanti, come quello del passeggino o dell’automobile.
5 – Succhiare – tenere occupata la bocca con l’attività che gli è più congeniale e naturale, la suzione. Allo scopo va bene il ciuccio, il biberon o il capezzolo della madre. Si è visto che i neonati si succhiano il pollice anche durante la vita fetale e che succhiare non è un “vizio” ma una necessità vitale: i neonati che non hanno lo stimolo evolutivo della suzione rischiano di morire. Succhiare per un neonato è consolatorio, lo calma, lo rassicura.
A proposito della fasciatura, gli esperti sostengono che i neonati saldamente fasciati potrebbero piangere di più ma basta dondolarli dolcemente sostenendone la testa che si ottiene un immediato effetto calmante. I bambini infatti trovano irresistibili suoni e movimenti ripetitivi e ipnotici. Piccole strategie che vanno sperimentate dato che per un genitore nulla è più struggente (a in alcuni momenti snervante) del non riuscire a calmare il proprio bambino che piange. Parola… di mamma.
2 commenti:
necessita di verificare:)
quello che stavo cercando, grazie
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