(NdR)A venti anni dalla Dichiarazione di Alma ATA (1978) in cui l'OMS affermava che la salute non è assenza di malattia ma un complesso equilibrio bio-psico-sociale-affettivo-spirituale...
Costano care le disuguaglianze nella salute... costano la vita.
di: Johann Rossi Mason
Una vita che in Giappone è di 48 anni più lunga rispetto a quella in Sierra Leone; una vita che ogni anno, per 11 milioni di bambini, durerà meno di cinque anni.
Le disuguaglianze nella salute in Inghilterra costano a un manovale sette anni di vita rispetto all'aspettativa di vita di un professionista e in Italia comportano una probabilità doppia di ricevere un trapianto di rene per chi ha un livello di istruzione superiore.
A distanza di due anni dal primo, il secondo rapporto dell'Osservatorio italiano sulla salute globale, intitolato A caro prezzo. Le diseguaglianze nella salute (Edizioni ETS, Pisa, 2006, 344 pagine, 20 euro), invita a concentrarsi sulla distribuzione delle possibilità di salute nel mondo.
“Le disuguaglianze nella salute e nell'assistenza sanitaria si sono terribilmente dilatate in questi ultimi vent'anni, rappresentando uno dei più gravi scandali di questo tempo” scrive Gavino Maciocco, presidente dell'Osservatorio, nelle pagine introduttive del Rapporto. Maciocco ricorda anche le parole scritte dall'epidemiologo Michael Marmot, che ha presieduto la Commissione sui determinanti sociali della salute costituita presso l'Organizzazione Mondiale della Sanità: “Le disuguaglianze nella salute tra e all'interno dei paesi sono evitabili. Non esiste alcuna ragione biologica perché la speranza di vita debba essere di 48 anni più lunga in Giappone rispetto alla Sierra Leone o vent'anni più corta tra gli aborigeni rispetto agli altri australiani. Ridurre queste disuguaglianze sociali nella salute, venendo così incontro ai bisogni delle persone, è un problema di giustizia sociale”.
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