lunedì 16 febbraio 2009

Solitudine, scarsa gratificazione sociale e funzionalità celebrale

La solitudine influisce sul modo di funzionare del cervello, agendo quindi anche sul comportamento delle persone. Almeno questo e' quanto emerso da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell' Universita' di Chicago, presentato nel convegno annuale dell' American Association for the Advancement of Science e pubblicato sulla rivista Journal of Cognitive Neuroscience.
Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno studiato le connessioni fra isolamento sociale, percepito come solitudine, e attivita' cerebrale tramite la fMRI.
Combinando le scansioni fMRI con dati relativi al comportamento sociale, i ricercatori hanno scoperto che lo striato ventrale - una regione cerebrale associata alla ricompensa - e' molto piu' attivo nei soggetti non isolati quando essi osservano immagini di persone in in una situazione piacevole. Per contro, la 'giunzione temporo-parietale' - una regione associata all'assunzione del punto di vista di un altro - e' molto meno attiva fra le persone isolate quando osservano persone in situazioni spiacevoli. ''Considerati i loro sentimenti di isolamento sociale, i soggetti soli possono essere portati a trovare una consolazione relativa in una ricompensa non sociale'', ha osservato John Cacioppo, coordinatore dello studio.
Lo striato ventrale, una struttura centrale per l'apprendimento, e' attivato da ricompense sia primarie, come il cibo, sia secondarie, come i soldi, ma anche da sentimenti di stima sociale e di amore.
Anche se e' plausibile che la solitudine influenzi l'attivita' cerebrale, i ricercatori ipotizzano che l'attivita' dello striato ventrale possa a sua volta essere predisponente ai sentimenti di solitudine.
''Lo studio suggerisce l'interessante possibilita' che la solitudine possa derivare da una ridotta attivita' di ricompensa nello striato ventrale in risposta alla ricompensa sociale'', ha detto Jean Decety, altro coordinatore dello studio.

1 commento:

Francesco ha detto...

Lo studio non dice una cosa. Che tutto è plastico e quindi la solitudine non è una condizione da portarsi dietro a vita se uno lo vuole.