venerdì 20 marzo 2009

Cilengitide sostanza che "fa morire di fame" le cellule tumorali

E' partita da Bologna la nuova sfida terapeutica contro il glioblastoma, il piu' aggressivo tra i tumori al cervello.
L'unita' operativa diretta da Alba Brandes e' il primo centro al mondo a iniziare la sperimentazione - che coinvolgera' le principali strutture che si occupano del trattamento delle neoplasie cerebrali - con il farmaco 'cilengitide', una nuova sostanza anti-cancro che puo' bloccare la crescita tumorale diminuendo l'apporto di sangue alle cellule 'maligne'.
Uno stop alle 'vie di alimentazione' del tumore, ma anche un'azione diretta contro le cellule neoplastiche.
Funziona cosi' cilengitide, sostanza in grado di inibire alcune proteine, chiamate 'integrine', che agevolano la formazione di nuovi vasi sanguigni all'interno del tumore portando nutrimento e ossigeno necessari alla crescita neoplastica, e di bloccare la capacita' di invadere il cervello da parte delle cellule del glioblastoma.
Ora sara' utilizzato per la prima volta in Italia nell'ambito di un trial clinico di fase III condotto sotto l'egida dell'Eortc (European Organisation for Research and Treatment of Cancer). "Questo trattamento innovativo sara' associato a quelli chemio radioterapici (temozolomide piu' radioterapia) gia' utilizzati", ha spiegato Brandes, direttore dell'Unita' operativa complessa di Oncologia medica dell'ospedale Bellaria-Maggiore di Bologna, "in modo da 'affamare' il tumore e renderlo piu' debole di fronte alle terapie classiche". Questo studio partito recentemente, ha aggiunto l'esperta, "prevede che il tumore, immediatamente dopo l'intervento chirurgico, sia valutato a livello centralizzato in Europa, in termini di caratteristiche genetiche e in particolare per lo stato di metilazione di un gene chiamato MGMT. I pazienti saranno divisi in due gruppi, uno 'di controllo' sottoposto a chemio-radioterapia standard (per 8 mesi), uno 'di trattamento' ovvero la stessa chemio-radioterapia standard cui viene aggiunta cilengitide per 18 mesi. Ogni 2-3 mesi i pazienti saranno sottoposti a una risonanza magnetica cerebrale. Per consentire al medico di decidere sulla base della risposta ottenuta al trattamento il proseguimento della terapia". La precocita' della valutazione del tipo di paziente, se portatore o no del gene metilato, e' un elemento di fondamentale importanza. "Si deve immediatamente poter analizzare le caratteristiche genetiche del tessuto tumorale ottenuto dall'intervento", ha argomentato Brandes, "prima dell'inizio della terapia sperimentale". L'oncologa e' la coordinatrice per l'Italia di questo studio mondiale che potrebbe rappresentare un importante passo avanti nella lotta contro questo tipo di tumore: la studiosa italiana e' tra i massimi esperti mondiali di tumori del cervello, membro dell'Eortc e presidente del Gicno (Gruppo Italiano Cooperativo di neuro-oncologia).

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Vorrei sapere quanti sono i fortunati che possono usufruire di questa sperimentazione visto che anch'io sono stata operata di glioblastoma multiforme di IV grado lo scorso anno

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

imparato molto

Anonimo ha detto...

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